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Economia e lavoro | 17 giugno 2020, 12:37

Il dramma dei lavoratori dei treni: "Da marzo senza un euro, non possiamo permetterci un piatto di pasta"

Solo a Torino sono 450 le famiglie coinvolte, in Piemonte 1000: a loro la cassa integrazione non è mai arrivata. "Ci mancano stipendi, abbiamo bollette e affitti da pagare: come faremo?"

Il dramma dei lavoratori dei treni: "Da marzo senza un euro, non possiamo permetterci un piatto di pasta"

La rabbia di chi non ha visto un euro di cassa integrazione da marzo, la disperazione e le lacrime di chi non sa più come andare avanti e mettere un piatto di pasta in tavola. Sotto la sede della Regione Piemonte, tocca ai lavoratori degli appalti ferroviari organizzare l’ennesimo presidio in piazza Castello: pulitori dei treni, delle stazioni e ristorazione.

Come detto, la ragione principale della protesta è la mancata erogazione degli importi relativi alla cassa integrazione in deroga aperta nel mese di marzo, a livello nazionale, per l’emergenza Covid-19. Una mancanza che ha reso la situazione insostenibile per migliaia di lavoratori (e relative famiglie) in tutto il Piemonte, di cui 450 solo a Torino. Oltre a ciò, si va a sommare la mancata erogazione della retribuzione dei mesi di novembre, dicembre e della tredicesima mensilità dovuta al fallimento del Consorzio Manital Idea.

Il malcontento dei lavoratori si fa sentire, urlato al megafono: "Siete tutti incapaci, ci avete rotto i co....i, veniamo coi bastoni". Le testimonianze di chi, da tre mesi, non vede un euro, non lasciano spazio a libere interpretazioni: "E' una vergogna, siamo io e mio marito: ci mancano sei stipendi, abbiamo bollette e affitti arretrati. Come dobbiamo fare? Non abbiamo più un centesimo".



"Sono oltre tre mesi che non arriva nulla, nonostante le promesse del Governo. Ci aiutano le famiglie, ma non si può andare avanti così" afferma Francesco Abatengelo, UIL Trasporti. Domenico Gammone, FILT CGIL Piemonte, spiega: "I lavoratori ora vengono chiamati, ma non abbiamo i soldi per pagarci la benzina o l'abbonamento del tram per andare a lavorare. Tutti si sono indebitati, raschiando il barile: è impossibile che la Regione non ci dia un giorno certo del pagamento".

"Questa condizione danneggia la dignità del lavoratore, le famiglie non hanno un piatto di pasta e chiedono in prestito soldi a tutti: abbiamo visto buste paga di 6,24 euro. E' assurdo" è il pensiero di Federico Chiariello, FILT CISL Piemonte. Armando Murella, Ugl Piemonte, rincara la dose: "Questi lavoratori hanno lavorato da inizio pandemia, in un momento difficile, garantendo i servizi minimi della pulizia dei treni e mettendo a rischio la loro salute, hanno avuto come ritorno questa beffa".

Andrea Parisotto

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