Erano state istituite a fine aprile, in piena emergenza Coronavirus, quando la macchina regionale aveva mostrato più di una defaillance.
Il presidente della Regione Alberto Cirio aveva voluto che ad affiancare l’assessore alla Sanità Luigi Icardi ci fosse una task force di esperti, guidata dall’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, oggi anche sindaco di Garessio.
Al suo fianco, nel gruppo di lavoro, hanno operato in questi due mesi altre personalità di spicco del mondo scientifico e sanitario piemontese tra cui il prof. Giovanni Di Perri, responsabile delle Malattie infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto, Pietro Presti, coordinatore straordinario per il coronavirus dell'Asl di Vercelli ed esperto in management strategico, innovazione nel settore sanitario e scienze della vita, e Massimiliano Sciretti, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Torino.
Il gruppo era stato integrato con la partecipazione del prof Alessandro Stecco, neuroradiologo, consigliere regionale della Lega e presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale.
Pochi giorni dopo, a 24 ore dalle sue dimissioni da commissario dell’ospedale di Verduno, il top manager sanitario Giovanni Monchiero veniva chiamato a guidare un’altra task force per riorganizzare la rete ospedaliera in conseguenza della pandemia, che richiedeva una messa a punto delle strutture sanitarie sul territorio.
Qualcuno aveva voluto vedere nella decisione di Cirio una sorta di latente sfiducia nei confronti del suo assessore alla Sanità, anche se la questione non è mai andata oltre il chiacchiericcio politico.
Adesso che la fase emergenziale più acuta si è conclusa, si pone ora il problema di cosa fare delle due task force.
E i pareri di Cirio e Icardi tornano a disallinearsi.
L’assessore vorrebbe che la loro funzione andasse ad esaurimento quanto prima, perché verrebbe così meno quella sensazione di “commissariamento” che, obtorto collo, aveva dovuto accettare.
Ma il governatore sembra di diverso avviso per più d’una ragione.
La prima è che ritiene ancora utile la loro funzione, specie nella malaugurata ipotesi che in autunno dovesse registrarsi una riacutizzazione del virus.
La seconda è che le personalità del mondo accademico e sanitarie chiamate in emergenza non possono essere liquidate con un laconico “grazie, ora non ci servite più”.
Ma ce n’è un’altra, più strettamente politica, ed è che a Cirio questi supertecnici permettono di tener sotto controllo la Sanità, centro di potere ma anche fonte di preoccupazione per ogni presidente di Regione.
A maggior ragione in occasione della nomina dei nuovi direttori generali, quando la Lega tornerà all’attacco ricordandogli il peso (numerico) dei suoi 23 rappresentanti a Palazzo Lascaris.
Il governatore vorrà poter avere voce in capitolo senza troppi condizionamenti da parte del segretario piemontese e capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari.