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Economia e lavoro | 31 luglio 2020, 12:23

Vertenza Torino, si torna il piazza il 12 settembre: "Il Covid ha peggiorato tutto: in Piemonte un milione di cassintegrati su 1,8 milioni di lavoratori"

CGIL, CISL e UIL: "Non si può più andare in ordine sparso. Serve una visione unitaria e complessiva di Torino e del suo territorio"

Vertenza Torino, si torna il piazza il 12 settembre: "Il Covid ha peggiorato tutto: in Piemonte un milione di cassintegrati su 1,8 milioni di lavoratori"

La Vertenza Torino non è conclusa, anzi. L'effetto della Pandemia ha solo sospeso i problemi che già esistevano sul territorio, a livello occupazionale e li ha aggravati. 

Lo dicono le cifre: negli ultimi dieci anni si sono persi 16mila posti di lavoro a Torino e provincia, mentre in Piemonte si è arrivati a un milione di lavoratori (su un milione e 800mila) che hanno a che fare con una qualche forma di ammortizzatori sociali. In autunno, poi, il 30% di imprese rischia di chiudere, soprattutto piccole e medie, per circa 30mila lavoratori a rischio.

E intanto il disagio sociale sta crescendo, colpendo ormai 128mila persone (58mila famiglie) che hanno fatto richiesta di reddito di cittadinanza e molti giovani, circa 20mila, in piena area povertà. Gli sfratti incolpevoli oltre i 5000. E la nostra area metropolitana potrebbe pagare il prezzo più alto un termini di fatturato, bruciando tra i 26 e i 34 miliardi. "Siamo molto preoccupati, perché la situazione è ulteriormente peggiorata ed è strategico saper utilizzare al meglio risorse in arrivo, anche dall'Europa", dicono CGIL, CISL e UIL. "Bisogna sostenere gli asset del territorio, comprese eccellenze come ricerca e università, ma anche diversificare con turismo e terziario e redistribuzione".

"La manifestazione del 12 settembre sarà stanziale in piazza Castello, se resteranno le attuali misure anti Covid, altrimenti speriamo di poter fare un corteo che si concluda in quella piazza", dice Enrica Valfrè, segretaria CGIL Torino. "Speriamo possa essere un punto di una programmazione progettuale che possa continuare anche dopo. Mai come oggi imprenditori, lavoratori, politici e sindaci hanno consapevolezza della situazione di gravità in cui ci troviamo e le insidie del futuro in cui potremmo trovarci".

"Proposte ce ne sono tante, anche da ex sindaci o rettori accademici, ma manca qualcuno che raccolga queste proposte, abbia visione progettuale per creare sviluppo e occupazione di qualità - aggiunge -. La crisi ha messo in luce anche quanto lavoro irregolare e in nero c'era sul nostro territorio, con tante persone che hanno dovuto fare ricorso ai buoni pasto e altri supporti".

"Bisogna riprogettare il futuro perché i numeri dicono che aumenta la povertà e dopo tanti annunci ci sono poche idee concrete. Il fattore tempo è fondamentale e le istituzioni devono intervenire sul lavoro, proteggendolo, ma anche su sanità e commercio", dice Domenico Lo Bianco, segretario CISL Torino.

Tra i possibili interlocutori, la Regione sembra la maggiore indiziata. "Sul Riparti Piemonte la Regione ha ascoltato le parti datoriali, ma poco quelle sindacali, anche sui punti che poi il governo ha criticato - dice Gianni Cortese, segretario torinese e regionale di Uil - e anche se il confronto con loro è piuttosto a spot, sono forse gli unici ad avere risorse per poter intervenire e su questo facciamo grande affidamento. Ma senza elargizioni a pioggia: vanno mirate nei settori che possono poi stare in piedi da soli".

"I fondi europei? Se saranno accolti bene i progetti la prima porzione arriverà nel 2021 e poi io resto dovrà essere speso nei due anni successivi".

Massimiliano Sciullo

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