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Economia e lavoro | 28 febbraio 2021, 13:35

Covid, in Piemonte quasi dimezzati a gennaio i casi di contagio sul lavoro rispetto al mese precedente

Secondo le rilevazioni Inail 1.735 le denunce pervenute nel primo mese dell’anno, 20.600 i contagi denunciati da inizio pandemia

foto di archivio

Coronavirus, in Piemonte quasi dimezzati a gennaio i casi di contagio sul lavoro rispetto al mese precedente

Il 13° report Inail rileva che i casi di contagio sul lavoro dovuti al Coronavirus denunciati in Piemonte nel mese di gennaio 2021 sono 1.735, a fronte delle 3.468 denunce del mese precedente: salgono così a 20.599 casi registrati in regione dal 1° gennaio 2020 al 31 gennaio 2021 (di cui 836 avvenuti nel mese di gennaio, 482 lo scorso dicembre, 327 a novembre, i restanti riconducibili ai mesi precedenti) pari al 13,9% dei casi totali rilevati a livello nazionale (147.875). I casi mortali sono 40 (3 in più rispetto al monitoraggio precedente), pari all’8,7% dei decessi da Covid registrati in Italia (461).

Oltre un quarto delle denunce riguardano il mese di novembre

Sono 12.496 - pari al 60,66% del totale del Piemonte - i casi concentrati nel quadrimestre ottobre-gennaio (7.200 invece le denunce del trimestre marzo-maggio, pari al 34,95% del totale). Come a livello nazionale, anche in Piemonte il picco delle denunce si è verificato a novembre (5.606, pari al 27,21% del totale), seguito per numerosità di casi, nella seconda ondata, dal mese di dicembre (3.468) e di ottobre (1.687).

Contagi sul lavoro quasi dimezzati rispetto a dicembre

Il mese di gennaio presenta una drastica riduzione di denunce: i casi, 1.735, sono quasi la metà del mese precedente. “Gli ultimi dati registrati in Piemonte (confermati anche da quelli nazionali dove tuttavia il calo è stato minore, circa del 37% rispetto a dicembre) consentono di ipotizzare che il corretto e sempre più diffuso utilizzo di procedure di sicurezza ormai acquisite e di dispositivi di protezione contro il virus nei luoghi di lavoro, nonché  il concomitante avvio della campagna vaccinale per il personale sanitario incomincino a dare i loro frutti” commenta Giovanni Asaro, Direttore regionale Inail. “Tuttavia - prosegue Asaro – in considerazione dell’avanzare delle nuove varianti del virus, è ancora presto per affermare che la curva dei contagi di origine lavorativa sia progressivamente in flessione, in quanto dobbiamo ancora aspettare le rilevazioni dei prossimi mesi per confermare sia l’andamento discendente, sia il nesso causale con le vaccinazioni che a gennaio hanno interessato la popolazione lavorativamente attiva e, nello specifico, il settore della sanità”.

Più casi mortali durante la prima ondata

Per i casi mortali, a differenza delle denunce nel complesso, è la prima ondata dei contagi ad avere avuto un impatto più significativo della seconda: delle 40 denunce di casi con esito mortale registrate in Piemonte nel periodo gennaio-dicembre, 17 (pari al 42,5% del totale) sono riferibili alla prima fase di lockdown, chiusa al 31 maggio; 9 al trimestre giugno-agosto; 4 al mese di settembre e 10 (pari al 25% del totale) al quadrimestre ottobre-gennaio.

Il Piemonte è la seconda regione più colpita dai contagi

Il Piemonte con il 13,9% dei casi totali risulta ancora al secondo posto tra le regioni più colpite dal contagio, dopo la Lombardia (27,1%). Seguono il Veneto (10,4%), l’Emilia Romagna (8%), e il Lazio (5,9%).

Per i casi mortali il Piemonte detiene il terzo posto, con l’8,7% dei decessi da Covid registrati a livello nazionale, preceduto dalla Lombardia (35,4% dei casi totali) e dalla Campania (10,4%).

Tra le province italiane con il maggior numero di contagi da inizio pandemia il primato negativo spetta sempre a Milano, con l’10,5% del totale delle denunce, Torino è la seconda (7,2%) seguita da Roma (4,7%) e Napoli (3,8%). Nel mese di gennaio 2021 Torino è la terza, preceduta da Milano e Roma.

Per quanto riguarda invece i decessi da Covid contratto sul lavoro da inizio pandemia, Torino è settima, preceduta nell’ordine da Bergamo, Milano, Napoli, Roma, Brescia e Cremona.

Nel Torinese più della metà delle denunce dell'intero Piemonte

L’aumento delle denunce relativo al mese di gennaio ha riguardato tutte le province della regione, ma in particolare in termini assoluti Torino e in termini relativi Asti e Vercelli. Analizzando nel dettaglio la situazione infatti emerge che, nel periodo 1° gennaio 2020 – 31 gennaio 2021, è sempre nella provincia di Torino che si concentra oltre la metà delle denunce: 10.718, pari al 52% dei casi del Piemonte (939 casi in più rispetto all’ultima rilevazione mensile, mentre la rilevazione al 31 dicembre riportava 1.828 casi in più rispetto al 30 novembre). Seguono la provincia di Cuneo (2.974 casi, 210 casi in più rispetto all’ultima rilevazione), quella di Alessandria, 2.046 denunce (158 in più rispetto al 31 dicembre), di Novara (1.661 casi, 134 in più del mese scorso). Asti con 1130 denunce (124 casi in più) mostra una variazione rispetto all’ultima rilevazione del 12,3%; nel Verbano-cusio-ossola le denunce sono 864 (63 in più), nel Vercellese sono 710 (aumento di 78, con una variazione rispetto all’ultima rilevazione del 12,3%); chiude la graduatoria sempre il Biellese con 496 denunce, 29 in più rispetto all’ultima rilevazione.

Dei 3 decessi registrati nel mese di gennaio 2 sono riferibili alla provincia di Torino che passa da 15 a 17 casi mortali, uno al Cuneese che vede salire a 2 i decessi da inizio pandemia. Non subiscono variazioni i casi mortali riferiti alla provincia di Alessandria (12 decessi), di Biella (4), del Verbano-cusio-ossola (3), del Novarese (2); nessun caso mortale registrato nelle province di Asti e Vercelli.

Il maggior numero dei casi nel settore sanità e assistenza sociale

Rimangono stabili le percentuali che emergono dall’analisi per attività economica. Nell’ambito della gestione assicurativa dell’Industria e servizi dove si concentra la maggioranza dei casi (99,2%), l’82,9% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) riguarda ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili del settore “Sanità e assistenza sociale” (62,4% delle denunce) e organi preposti alla sanità, come le Asl (20,5%).

Il settore "Noleggio e servizi alle imprese" registra il 5,7% delle denunce codificate, in particolare le attività di ricerca e fornitura del personale con il 47,3% dei casi e di supporto alle imprese 38,3%. Tra i più colpiti sempre gli addetti alle pulizie ("personale non qualificato nei servizi di pulizia, ecc.", 2,7% delle denunce) e i lavoratori interinali "prestati" a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia). Nel settore dei Servizi di alloggio e ristorazione, presente con il 3,1% delle denunce, secondo l’ultimo report i più colpiti (81,6% dei casi) sono i lavoratori impiegati nella ristorazione.

La gestione per conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali) conta lo 0,7% dei casi registrati; l’Agricoltura riporta sempre lo 0,1% delle denunce.

Infermieri, operatori sanitari e medici le professioni più colpite

L’analisi per professione evidenzia sempre la categoria dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti ecc.) come quella più coinvolta da contagi, con il 37,7% delle denunce complessive, il 77,8% delle quali relative a infermieri mentre il 7,2% riguarda assistenti sanitari e il 3,8% fisioterapisti.

Seguono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (28% delle denunce complessive, di queste il 99,7% riguardano gli operatori socio-sanitari); i medici (8,5%); le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati con il 5,5% delle denunce (di queste l’84,7% provengono da operatori socioassistenziali, il 4,5% sono assistenti socio-sanitari) e con il 4,3% delle denunce il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (di queste il 73,6% sono di ausiliari ospedalieri, il 14,4% di ausiliari sanitari e portantini e il 7,4% di inservienti in case di riposo).

Per quanto riguarda i decessi, il 22% dei casi codificati è riferibile al settore della Sanità e assistenza sociale, i più colpiti medici, infermieri e operatori sanitari.

4 contagiati su 10 nella fascia di età 50-64 anni

Pressoché stabile la ripartizione delle denunce per classe di età e genere: il 42% dei casi denunciati è concentrato nella fascia di età 50-64 anni, seguita da quella 35-49 anni (36,9%) e 18-34 (18,3%); il 76,7% dei contagiati sono donne e il 23,3% uomini.

redazione

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