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Economia e lavoro | 13 ottobre 2021, 07:10

Anche le piccole e medie "vedono" la ripresa a Torino. Ma non mancano le incognite (soprattutto per i costi)

Secondo l'ultima congiunturale di Api, numeri in crescita. Ma c'è chi rinuncia a nuove commesse per non rischiare. Alberto: “Momento delicato, serve forte coesione territoriale per una crescita omogenea”

foto di repertorio

Anche le piccole e medie "vedono" la ripresa a Torino. Ma non mancano le incognite (soprattutto per i costi)

Anche le piccole e medie imprese torinesi vedono la ripresa. L'indice l'ultima indagine di Api Torino, andando ad allinearsi alle previsioni di Confindustria e Unione Industriale.

Alberto: "Servono politiche per favorire la competitività"

Numeri in miglioramento, ma anche qualche incognita che non permette di guardare al futuro in maniera del tutto serena. A cominciare dal ritmo della ripresa, in alcuni casi anche troppo rapida. “Bisogna attuare tutte le politiche possibili per favorire la competitività delle imprese e del territorio: non siamo ancora fuori dalla crisi e dalla pandemia e per molte imprese la strada si presenta ancora lunga e difficile”, dice Corrado Alberto, presidente di Api Torino. 

Mai come in questo momento, occorre un territorio coeso, che sappia parlare lo stesso linguaggio e che soprattutto sia in grado di esprimere la grande competenza produttiva presente orientandola verso concrete prospettive di sviluppo. In questo senso, le risorse che arriveranno dal PNRR dovranno essere spese con efficacia, senza sprechi e senza inutili lotte di quartiere”. 

La paura dei costi anche tra i "piccoli"

Sotto la lente di ingrandimento, in particolare, il costo delle materie prime, che incide pesantemente sulle performance delle PMI torinesi. "Il 60,6% delle imprese denuncia costi in continuo aumento, per il 40,4% persistono difficoltà di reperimento, per il 27,5% l’attuale situazione è fattore di rallentamento delle attività aziendali. Al di là dei grandi progetti generali, è necessario lavorare da subito per trovare soluzioni che tamponino questa situazione che potrebbe mettere a rischio la ripresa”, sottolinea Alberto. 

Tutti i numeri in risalita

Gli imprenditori torinesi – sottolinea invece Fabio Schena, direttore dell’Ufficio studi di API - confermano il momento congiunturale favorevole per l’economia locale, consolidando il positivo rimbalzo dei mesi precedenti. Le previsioni sugli indicatori congiunturali di performance aziendali rimangono positive, tuttavia mostrano una lieve flessione che interessa in particolare i livelli previsionali relativi agli ordini. Ripartono gli investimenti e il ricorso alla cassa integrazione scende al 7,2%”.

Le incertezze fanno dire dei "no"

Scorrendo le cifre, si scopre che il grado di fiducia è positivo per il 58,2% delle imprese, ma fa segnare un saldo “ottimisti-pessimisti” pari a +41,8%, in lieve contrazione rispetto alla rilevazione di giugno (+46,3%) ma rimanendo su livelli sostenuti.

Il mancato allentamento delle tensioni sui mercati di approvvigionamento alimenta tra gli imprenditori forti incertezze per gli ordini, che non di rado si traducono in rinunce ad accettare nuove commesse per l’impossibilità di assicurare l’assolvimento dei termini contrattuali.

Nel settore manifatturiero si assiste ad un accentuato dinamismo, con una forte riduzione delle imprese che prevedono livelli di produzione «stabili». Sebbene il saldo, pari a +20,6%, rimanga in linea con le previsioni di giugno 2021 (+21,4%), in questi ultimi mesi è stata rilevata una maggiore polarizzazione tra il 36,8% delle imprese che prevede un aumento della produzione e il 16,2% che si attende una contrazione. Il grado di saturazione degli impianti viene stimato al 72,4%, in miglioramento rispetto alle precedenti previsioni (62,9%), con valori registrati pre-crisi (70% circa).

Previsti nuovi investimenti ed assunzioni

Dopo la brusca frenata nel 2020, arrivano segnali incoraggianti sul fronte della programmazione di nuovi investimenti (67,9%) e di nuove assunzioni di personale in azienda (il 47,3% degli imprenditori prevede nuovi inserimenti, con prevalenza di assunzioni con contratti a tempo indeterminato); significativo, inoltre, il balzo in avanti atteso sui livelli di saturazione degli impianti produttivi: il 70,9%, contro il 62,9% formulato a giugno per lo stesso periodo.

Si registra una flessione del ricorso agli ammortizzatori sociali, che al momento interessa appena il 7,2% delle imprese intervistate; il dato è in netto miglioramento rispetto al consuntivo sul primo semestre 2021 (25%) e alle previsioni a valere sul secondo semestre 2021 raccolte lo scorso giugno (15,8%). Tuttavia, anche per la ridotta visibilità temporale della domanda dei mercati di riferimento, non è escluso un maggiore impiego nei prossimi mesi della Cassa Integrazione, fino al 14,5%.

Massimiliano Sciullo

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