Normative da rispettare, risparmio economico, nuove opportunità e mercati, miglioramento di immagine. Si muove all'interno di questi quattro paletti la sfida dell'economia circolare agli occhi delle aziende. Eppure, almeno in Piemonte, l'argomento risulta ancora piuttosto ostico e meno di un'impresa su due dichiara di applicare i principi di un approccio green.
Lo dice l'ultima indagine promossa da Unioncamere Piemonte, che mostra come la fetta di aziende virtuose rappresenti "solo" il 48,1%, mentre a fronte di un 17,1% che ammettono le proprie carenze, ma promettono di attivarsi nei prossimi 6 mesi, c'è quasi un 35% che non è per nulla interessato al tema. "Ma a questa situazione può aver contribuito anche la difficoltà legata al Covid e alla gestione della pandemia - mette in luce Sarah Bovini, responsabile ufficio studi di Unioncamere Piemonte -: una difficoltà diffusa che può aver rallentato anche il processo di applicazione di questo tipo di principi".
Obiettivi mancati e ostacoli da superare
E se la stragrande maggioranza di coloro che dicono di porsi obiettivi di economia circolare puntano soprattutto al risparmio economico e al rispetto delle normative per restare sul mercato, coloro che dicono di aver centrato il risultato sono ancora di meno: solo il 51,9% ha ottenuto un risparmio, mentre solo il 43,5% è riuscito a rispettare le norme e rimanere competitivo. Addirittura, sono meno del 20% le aziende che dicono di aver colto nuove opportunità e collaborazioni.
Dal punto di vista degli ostacoli incontrati, la maggioranza delle risposte riguarda ambiti di tipo economico-finanziario (quasi il 40%), quindi la lotta contro la burocrazia (33%) e quindi di tipo tecnologico (25%). Importante anche la mancanza di competenze (21,6%), ma c'è pure una certa resistenza al cambiamento (15,6%).
A.a.a. collaborazione cercasi
Sull'altro piatto della bilancia, dunque, pesano le domande di agevolazioni e incentivi (72%), ma anche semplificazioni normative (61%) e snellimento della burocrazia (49%). Ma quel che manca, soprattutto, è una rete di collaborazione sul territorio: quasi l'80% delle aziende dice di non avere alcuna partnership in questo senso. La minoranza rimanente ha stretto patti con altre imprese (12,5%) o con associazioni di categoria (7,2%)
Spesso è anche una questione di settori: tra coloro che mostrano più propensione all'investimento in competenze per l'economia circolare ci sono i settori delle industrie chimico-plastiche, le meccaniche e i mezzi di trasporto. Meno propensi i comparti di legno e mobili, ma anche metalli, elettriche ed elettroniche.