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Sanità | 01 febbraio 2022, 15:02

Covid, in Piemonte il picco è stato il 22 gennaio. Cirio: "Fatte l'85% di terze dosi, siamo la prima regione in Italia"

Il governatore: "Lo scorso mese prodotto il massimo dello sforzo per 1,3 milioni di somministrazioni con i green pass in scadenza. Ora vediamo la luce". Resta uno zoccolo duro di 547mila non aderenti

Alberto Cirio e Luigi Genesio Icardi

La Regione ha fatto il punto sulla campagna vaccinale in Piemonte

"Una data vissuta con tanta angoscia, nella nostra regione". Questo è stato, per molte settimane, il 1° febbraio sull'agenda di Alberto Cirio. Un circoletto rosso e un conto alla rovescia incalzante, quanto necessario. "La sfida sulla vaccinazione era già in parte vinta con la prima e la seconda dose, ma il nuovo traguardo, dal 23 dicembre in avanti, lo ha fissato il governo riducendo la durata del green pass da 9 a 6 mesi. Ci siamo così trovati con oltre un milione di persone, per una scelta medica e non politica visto che si sono accorti che la copertura del vaccino era più breve. Siamo riusciti a fare, tra tutto, un milione e trecentomila dosi nel solo mese di gennaio, nonostante la presenza in calendario dei fine settimana e delle Feste".

In particolare, dal 1° gennaio il Piemonte ha superato il target del 116% rispetto a quanto pianificato dal governo e dal generale Figliuolo, per un totale di 9,2 milioni di somministrazioni da inizio campagna vaccinale (record il 15 gennaio con oltre 53.570 vaccini in un giorno solo). E oggi che comincia febbraio, la Regione fa il punto della situazione. Con l'84,8% delle terze dosi fatte, "superiamo del 6% la media nazionale e siamo alle spalle della sola valle d'Aosta. Dunque siamo di fatto la prima regione in Italia tra le realtà più grandi", sottolinea Cirio.

Uno "zoccolo duro" di 547mila non aderenti

A livello percentuale, scorrendo i numeri, si sono raggiunti con il vaccino il 94% degli aderenti (su 3,6 milioni) e l'82% sul totale della platea complessiva (4,2 milioni di piemontesi). Ci sono ancora 547mila persone non aderenti, di cui 151mila over50 e 162mila di età compresa tra 5 e 11. Ma questi ultimi scendono a 110mila se nel conto dei non aderenti non si considera chi ha fatto il Covid nel frattempo e quindi si è immunizzato, saltando la vaccinazione. "Gli over 50 - dice Cirio - sono invece persone potenzialmente in contravvenzione e in difficoltà con la propria attività lavorativa. Perché il vaccino è obbligatorio, ma chi è coinvolto deve aderire: non li si può attendere sotto casa".
 
Ecco perché da oggi, dai 12 anni in su, è previsto l'accesso diretto a qualsiasi hub pediatrico del Piemonte. "Ma lo facciamo adesso perché prima abbiamo messo in sicurezza le fasce più anziane e più fragili", sottolinea il governatore. "Abbiamo una potenzialità di 50mila somministrazioni al giorno, ma ci sono sempre defezioni per quarantena o isolamento. In quel caso, visto che si tratta di defezioni incolpevoli, si viene automaticamente riprogrammati dal sistema, entro i termini necessari. E superiamo le 40mila vaccinazioni al giorno".

Le sfide per il futuro: "Ora vediamo la luce"

Superato lo scoglio di gennaio, secondo le stime a febbraio scadrà il green pass a 67mila piemontesi, 186mila a marzo e 173mila ad aprile. "Questo vuol dire che potremo affrontare un carico vaccinale decisamente più leggero rispetto al mese di gennaio - sottolinea il governatore -. E ci fa vedere la luce. Se poi sarà eliminata la scadenza del green pass per chi ha la terza dose, questo vuol dire che siamo alla fine dello sforzo e speriamo entro la primavera di aver messo in sicurezza tutti i piemontesi. Specialmente se la quarta dose sarà riservata ai soli immunodepressi".
Il Valentino non smetterà di funzionare: "Si è mostrato un elemento versatile e ci tornerà utile anche in futuro. E poi mandano i due terzi della fascia 5-11 anni che non hanno ancora aderito. La sfida è, con l'aiuto dei pediatri, quella di sensibilizzare le famiglie che ancora non hanno deciso per il vaccino". Solo il 6% in questa fascia d'età ha completato la vaccinazione, in questa fascia d'età. Mentre il 12,5% attende di completarlo.

Pandemia in Piemonte: il picco il 22-23 gennaio

Sulla base dei dati, il picco dei contagi di quest'ultima ondata si è registrata il 22-23 gennaio, ma ora si vede un calo, con progressiva diminuzione stimata ancora fino alla metà di febbraio, anche se in maniera meno impetuosa rispetto alla salita. "Raggiungere un obiettivo di questo genere è una soddisfazione per tutti", dice ancora Cirio. "Il Piemonte può dire di aver fatto la sua parte, anche se le persone in prima fila sono sempre le stesse: nelle corsie, negli ospedali, nei centri per i tamponi e in quelli per i vaccini. Ancora oggi, però, due terzi dei ricoveri sono di persone non vaccinate e questo la dice lunga. Se servirà, abbiamo dato disponibilità per aiutare la valle d'Aosta, se necessario: per un solo posto in più hanno rischiato la zona rossa e dunque di perdere l'intera stagione sciistica invernale". La valle d'Aosta ha infatti solo 10 posti di terapia intensiva: bastano pochi casi per superare le soglie percentuali.

"Anche oggi caleranno ancora di circa trenta posti occupati le terapie non intensive, mentre ci vorrà più tempo per le intensive - dice l'assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi -, ma è fisiologico che sia così. Si sono raggiunte pressioni ospedaliere però molto inferiori rispetto all'ondata precedente e, attualmente, saremmo da zona gialla, anche se adesso pare che toglieranno il sistema dei colori. In ogni caso è importante lasciare spazio ad altri tipi di ricoveri e di cure. Ecco perché vaccinarsi è un dovere civico".

Sanità: "Arrivano nuovi ospedali e strutture, serve chi lavora"

Una riflessione complessiva, tuttavia, il governatore la fa sullo stato di salute della Sanità regionale nel suo insieme. "Stiamo progettando edifici sanitari nuovi, l'edilizia in questo settore non ha paragoni rispetto al passato. Ma poi con ospedali e case di comunità nuove servono il personale da metterci dentro: sono due percorsi che devono andare avanti di pari passo. Cercheremo di dare un riconoscimento alle professioni sanitarie piemontesi, ma solo con stabilizzazioni, nuovi ingressi e turnover si può agire davvero. Questa regione, così come altre, se n'è scordata per molti anni, ma il suono della pandemia ci ha svegliato tutti".

Massimiliano Sciullo

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