Ultim'ora - 29 settembre 2025, 14:45

Gaza, quale sarà il suo futuro dopo la fine della guerra: le ipotesi

(Adnkronos) - Dal 'piano Trump', a quello che prevede un 'ritorno' di Tony Blair, passando per l'iniziativa franco-saudita e per un nome, quello di Samir Halilah. Per far tacere le armi nella Striscia di Gaza e per il dopoguerra nell'enclave palestinese, martellata dalle operazioni militari israeliane, scattate in risposta all'attacco del 7 ottobre 2023 in Israele, ci sono più proposte sotto i riflettori nel giorno dell'atteso faccia a faccia alla Casa Bianca tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu.  

Il tycoon è sembrato ottimista sulla possibilità di un accordo che ponga fine alla guerra, mentre nel suo intervento di venerdì all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il premier israeliano è apparso sempre determinato ad andare avanti con l'offensiva militare, a raggiungere gli obiettivi dichiarati e Hamas, che nel 2007 prese il controllo della Striscia, oggi afferma di non aver ricevuto alcuna proposta. A Gaza, intanto, si consuma una crisi umanitaria, denunciata da più voci, che peggiora di giorno in giorno. 

Il piano Trump 

E' una proposta in 21 punti che, come ha riferito la Cnn, citando un funzionario di alto livello di Washington e fonti in Medio Oriente, è stata presentata dall'amministrazione Trump ai leader arabi martedì scorso. Hamas accetterebbe di consegnare tutti gli ostaggi vivi, tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza, e le salme degli ostaggi deceduti entro 48 ore dall'accordo, secondo quanto riferito da un funzionario arabo e da un'altra persona informata a condizione di anonimato citati dal New York Times. Stando alle fonti del quotidiano, per chi tra le fila di Hamas si impegnerà a una coesistenza pacifica con Israele verrà garantita un'amnistia e a chi vorrà lasciare Gaza verrà garantito un passaggio sicuro. E' previsto anche, stando a un funzionario di alto livello della Casa Bianca citato dal Nyt, che entrambe le parti si impegnino ad avviare un dialogo per la coesistenza pacifica e un impegno da parte di Israele a non procedere mai più con un'operazione in Qatar dopo il raid a Doha contro Hamas dello scorso 9 settembre. Secondo le fonti della Cnn, si parla di cessate il fuoco "permanente" e di una proposta per un "ritiro graduale" di Israele dalla Striscia. 

Il piano Blair 

Dopo indiscrezioni del sito di notizie israeliano Ynet, la Bbc ha confermato nei giorni scorsi che l'ex premier britannico Tony Blair è stato coinvolto in colloqui sulla guida di un'autorità di transizione per il dopoguerra a Gaza. La rete britannica riferiva di una proposta, che avrebbe il benestare della Casa Bianca, che vedrebbe Blair alla guida di un'autorità di governo sostenuta da Onu e Paesi del Golfo, che si prevede debba poi cedere i poteri ai palestinesi. Il piano potrebbe vedere Blair alla guida della Gaza International Transitional Authority, secondo quanto ha raccontato anche l'Ecomist, pronta a chiedere un mandato Onu per essere per cinque anni "la massima autorità politica e legale" su quel che resterà della Striscia di Gaza. Con Blair, alla presidenza con un segretariato di 25 persone, ci sarebbe anche un board con sette poltrone per controllare un organismo esecutivo a cui verrebbe affidata la gestione dei territori. Al-Arish, in Egitto, sarebbe la sede iniziale, fino alla 'stabilizzazione' della Striscia.  

Di possibile un ruolo centrale per Blair hanno parlato anche tre fonti citate dal Nyt. L'autorità di transizione sarebbe sostenuta da una forza di sicurezza multinazionale, che sarebbe incaricata della sicurezza ai valichi e, stando alla versione della proposta visionata dal Nyt, di "impedire il riemergere di gruppi armati, interrompere il contrabbando di armi e neutralizzare minacce asimmetriche". Sarebbe anche compito dell'autorità di transizione rilasciare "certificati di partenze protette" in modo che - si afferma - chi vuole lasciare Gaza abbia poi garantito il diritto di ritorno in futuro. La versione della proposta a cui ha avuto accesso il Nyt non cita Hamas, ma afferma che l'Autorità palestinese - alla quale si chiedono riforme significative - avrebbe un ruolo limitato nella governance di Gaza e afferma che l'autorità di transizione e l'Autorità palestinese dovrebbero prendere decisioni "in linea con l'eventuale unificazione di tutti i territori palestinesi sotto" l'Autorità palestinese. 

Il piano 'Franco-Saudita' 

L'Assemblea generale dell'Onu ha adottato, a grande maggioranza, con il sostegno di 142 Paesi, la risoluzione che avalla la 'dichiarazione di New York' sulla soluzione a due stati messa a punto da Francia e Arabia Saudita, in collaborazione con i partner. Chiede il ritiro di Israele dalla Striscia, per il dopoguerra a Gaza viene indicato un comitato transitorio fatto di tecnici, che opererebbe sotto l'ombrello dell'Autorità palestinese e si ipotizzano elezioni entro un anno dal cessate il fuoco, sintetizza il Nyt. Le notizie dell'agenzia ufficiale saudita Spa hanno insistito sul dispiegamento di una "missione internazionale temporanea di stabilizzazione" su mandato del Consiglio di Sicurezza Onu. A Hamas verrebbe impedito di governare a Gaza e la proposta prevede il gruppo accetti di consegnare le sue armi all'Autorità palestinese. 

Un nuovo nome per Gaza? 

A metà agosto, sempre sul sito di notizie israeliano Ynet, spuntava per il futuro di Gaza il nome di Samir Halilah, imprenditore palestinese, che è stato segretario generale del terzo governo Anp (2005-2006) di Ahmed Qurei, morto due anni fa, e anche presidente del Consiglio di amministrazione della Palestine Securities Exchange fino allo scorso marzo. Il sito di notizie scriveva di un lavoro andato avanti per mesi dietro le quinte per la nomina di un "governatore" per la Striscia, qualcuno che operi sotto gli auspici della Lega Araba, sia accettato sia da Israele che dagli Usa e consenta una transizione al dopoguerra. Lo stesso Halilah, intervistato dall'agenzia palestinese Maan vicina alle autorità di Ramallah, parlava di una proposta "sul tavolo da un anno e mezzo" e sosteneva che era "stata accettata da Hamas".  

Maan scriveva in quell'occasione di "un accordo in fase di definizione", incentrato sulla "cessazione delle ostilità" e sul "ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia di Gaza". E l'agenzia palestinese sosteneva prevedesse anche "l'ingresso di forze arabe sotto la supervisione americana e la nomina di un governatore palestinese incaricato di gestire gli affari civili, garantire la sicurezza e supervisionare il processo di ricostruzione". "La proposta - diceva Halilah - prevede che l'amministrazione di Gaza sia sotto la supervisione del Comitato della Lega Araba, che comprende sei membri ed è composto da Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Anp e Qatar, per gestire gli affari civili a Gaza e garantirne la sicurezza". 

 

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