Attualità - 16 novembre 2019, 16:00

Alla scoperta di UAM e del primo caso di pet therapy in un reparto di terapia intensiva

L'associazione UAM dimostra come da una semplice idea possa nascere un'eccellenza a tutti gli effetti e si aggiudica il primato a livello internazionale per questo specifico progetto di pet therapy presso l'ospedale "San Giovanni Bosco" di Torino

Tutte le foto sono tratte dalla pagina Facebook "UAM Umanimalmente"

Tutte le foto sono tratte dalla pagina Facebook "UAM Umanimalmente"

Sono tante le realtà presenti sul territorio grugliaschese. Siamo andati a scoprire l’associazione UAM Umanimalmente, situata all’interno del Canile Sanitario, e tutte le sue iniziative, grazie anche e soprattutto al prezioso contributo della sua Presidente, la psicoterapeuta Miriam Borra.

LE ORIGINI
Come appena detto, UAM è un’associazione nata nel maggio del 2009 e composta da un gruppo di una decina di persone, tutte educatrici cinofile che o si sono formate nello stesso periodo della Presidente Borra e della Vice-Presidente Deborah Catalano oppure sono state loro allieve. La peculiarità è che ogni figura professionale inserita all’interno di questa realtà ha un titolo di studio differente rispetto a tutte le altre. È dotata, ovviamente, anche di professionisti a 4 zampe differenti l’uno dall’altro, ma tutti preparati per la pet therapy, una delle attività principali dell’associazione. Con pet therapy sono intesi proprio gli interventi assistiti con gli animali. Interventi che in Italia, in questo momento, sono riconosciuti niente di meno che dal Ministero della Salute attraverso un documento nazionale che è riuscito a dare ufficialmente un valore concreto a questa vera e propria disciplina. Tornando alle origini dell’associazione, la Dottoressa Borra ci ha illustrato i momenti salienti della nascita: “UAM è nata dall’incontro di figure professionali diverse, infatti io sono una psicoterapeuta, la Vice-Presidente, Deborah Catalano, grugliaschese doc e molto attiva sul territorio, è una veterinaria. Ha studiato proprio a Grugliasco Veterinaria e ha svolto sempre sul territorio il Dottorato di Ricerca per poi decidere di cambiare. Ci siamo conosciute, infatti, proprio frequentando lo stesso Master universitario sulla pet therapy. Da quel momento, allora, abbiamo deciso di fondare UAM che, inizialmente, non era su questo territorio, ma a distanza di poco più di un anno ci siamo trasferiti qui anche grazie alla fiducia del Dottor Antonio Borrelli.”

LE ATTIVITÀ PROPOSTE
Dal momento in cui è stata posta “la prima pietra”, UAM ha iniziato a proporre diversi tipi di iniziative, tra cui le attività di relazione uomo-cane rivolte ai cittadini di Grugliasco. Fino all’anno scorso, ad esempio, hanno svolto questo progetto dal nome “Buon cittadino a 4 zampe” a cui le persone potevano aderire con il loro animale, progetto pensato ad hoc per tutti i cittadini di Grugliasco desiderosi di iniziare un percorso di educazione cinofila con il proprio cane. Era un percorso di dodici incontri con un esame finale che permetteva di ricevere un patentino e soprattutto (permetteva) l’ingresso del proprio cane anche in posti particolari. Questo progetto è stato creato da un’associazione cinofila nazionale che si chiama FICSS (Federazione Italiana Cinofilia Sport e Soccorso).

Da quest’anno, però, UAM ha deciso di metterlo in stand-by per dare spazio alle serate culturali dal titolo “Pillole di cultura a 6 zampe”. Per tutto il 2019, per festeggiare i 10 anni di vita dell’associazione, sono stati creati eventi culturali tutto l’anno. Si tratta di serate a cadenza mensile, gratuite, rivolte ai cittadini di Grugliasco, ma aperte anche ad altri associati non grugliaschesi. Gli appuntamenti sono a ingresso libero anche per questi ultimi, ma devono essere muniti di tessera dell’associazione, mentre per i grugliaschesi non è necessario esserne in possesso. Tanti sono anche gli studenti di veterinaria che, essendo in continua formazione, decidono di partecipare a questi eventi.

“Un altro servizio che offriamo alla città qui nel Canile Sanitario - ci spiega Miriam Borra - è lo sportello di ascolto per tutti i cittadini che hanno o pensano di avere qualche problema con il proprio cane da un punto di vista relazionale. Parallelamente a queste iniziative svolgiamo anche attività di pet therapy, anche perché la convenzione in canile ce l’abbiamo proprio per gli interventi assistiti con gli animali. Pet therapy che realizziamo nelle scuole di Grugliasco come progetto educativo rivolto ai bambini. In realtà, quest’anno il progetto non è tanto di educazione al rapporto con il cane, ma di prevenzione del bullismo e questo progetto, che si chiama “Educane” si inserisce all’interno di un altro progetto più ampio che è stato fatto insieme alla Procura dei Minori della Repubblica di Torino per la prevenzione del bullismo. A Grugliasco, dunque, è il Comune che lo finanzia perché richiede di andare a intervenire nelle scuole direttamente per prevenire. Quest’anno il taglio, dunque, è rivolto alle scuole elementari e medie. Andiamo negli istituti scolastici a lavorare sulla prevenzione, quindi lavoriamo con il gruppo classe sulle dinamiche, facciamo delle attività con i cani, lavoriamo in coppia. Solitamente per questo tipo di attività ci sono io come psicologa e una mia collega con il cane. In questi frangenti l’intervento non è cinofilo, nel senso che non parliamo dell’animale, ma abbiamo un cane che in questo caso ci serve più per agganciare i ragazzi e farli lavorare su tematiche particolari. Questo tipo di pet therapy di prevenzione del bullismo la pratichiamo da due anni, ma nelle scuole di Grugliasco, però, ci siamo inseriti almeno otto anni fa con anche altre attività.”

LA PET THERAPY ALL’OSPEDALE “SAN GIOVANNI BOSCO” DI TORINO
Un capitolo a parte, invece, merita il progetto di pet therapy nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale “San Giovanni Bosco” di Torino. Il progetto in ospedale nasce dall’idea di un’allieva di Borra e Catalano che adesso è inserita nello staff di UAM come formatrice ed è a tutti gli effetti un medico chirurgo oltre che la responsabile di questa iniziativa. Si chiama Eleonora Caire ed è una giovane dottoressa che si è formata proprio per diventare una professionista nell’ambito della pet therapy. Essendo questa disciplina normata dal Ministero della Salute, i corsi di formazione, attualmente, sono gestiti da agenzie formative regionali. Le professioniste dell’associazione sono le formatrici, ma i corsi sono erogati da un’agenzia formativa. C’è un albo nazionale al quale fare riferimento.

COME È NATO IL PROGETTO 
La Dottoressa Caire si è formata con UAM e proprio alla fine del suo percorso di formazione in scuola di specializzazione le è venuto in mente di dare vita a un progetto nella terapia intensiva dell’ospedale “San Giovanni Bosco” di Torino perché conosceva molto bene l’anestesista del reparto, Giuseppe Naretto. “L’idea - continua la Presidente - è partita due anni fa, ma ci è voluto un po’ prima di avere tutte le approvazioni del caso. Il tutto è ufficialmente partito all’inizio del 2019. La fase progettuale è partita nel 2018, ma la realizzazione soltanto quest’anno. Le prime sedute le abbiamo fatte proprio qualche settimana fa, a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. Questo tipo di progetto, quando è stato pensato, era sicuramente il primo in Italia, ma proprio in questi giorni abbiamo appurato che ce ne sono anche altri, ma hanno un taglio diverso. Possiamo, dunque, dire che questo è il primo di questo tipo a livello internazionale e siamo molto orgogliosi di questo primato.”

IL PRIMO A LIVELLO INTERNAZIONALE
Come è stato appena detto, si tratta del primo a livello extra-nazionale prima di tutto perché è un progetto di ricerca rivolto a dieci pazienti ricoverati in terapia intensiva. Pazienti che soffrono di ansia, depressione, solitudine e senso di isolamento e che vivono, dunque, in una realtà altra. Il “San Giovanni Bosco” ha una terapia intensiva aperta e all’avanguardia che accoglie parenti e può accogliere anche animali. Ci sono, però, persone che non hanno familiari in visita per cui UAM ha pensato di creare questo progetto per andare a lavorare su questi sintomi che hanno visto che si riducono nel momento in cui ci sono familiari in visita perchè la persona è stimolata. I pazienti che, però, non possono godere di questo tipo di comfort, perché sono soli o perché hanno familiari lontani, sono adatti proprio alla pet therapy. L’associazione ha deciso di monitorare gli effetti su dieci pazienti, selezionando dieci persone in grado di rispondere ai requisiti citati sopra e soprattutto in grado di firmare il consenso a partecipare a questo tipo di attività.

GLI OBIETTIVI
“L’obiettivo principale - prosegue Miriam Borra - è quello di lavorare su quegli aspetti di malessere citati in precedenza per portare sollievo al paziente in terapia intensiva, su tutti i sintomi del disturbo post traumatico da stress. Le sedute vengono fatte tutti i giorni perché il paziente è ricoverato in reparto per un periodo limitato. Con cinque sedute riusciamo a fare entrare nell’ottica il paziente che qualcosa è cambiato, in meglio ovviamente. Il primo caso, come detto, lo abbiamo avuto a cavallo tra fine ottobre e inizio novembre e questo signore dopo un paio di giorni di attività è riuscito a comprendere che la sua giornata iniziava in compagnia del nostro amico a 4 zampe. I suoi parametri medici sono visibilmente migliorati, come ad esempio l’abbassamento della pressione arteriosa. Su questi pazienti ci saranno dei risultati tangibili che verranno, poi, o pubblicati su riviste scientifiche o esposti ai convegni.”

LA DURATA DEGLI INCONTRI
Le sedute, in linea di massima, sono della durata di trenta minuti, ma le tempistiche sono variabili. Uno dei pazienti in questione era un signore di un’ottantina d’anni che, nonostante fosse tracheotomizzato a causa di un collasso polmonare, ha risposto bene agli stimoli e di conseguenza le sedute sono durate anche più di mezz’ora.

L’ASPETTO SANITARIO
È a cura della Vice Presidente, Deborah Catalano, in collaborazione con l’ASL TO2 di Veterinaria l’aspetto sanitario. I cani che entrano in ospedale, infatti, è importante che aderiscano a dei protocolli sanitari particolari. Lo stesso vale per i cani dei parenti in visita, ma per i cani presenti per la pet therapy è ancora più importante che vengano rispettati determinati canoni.

I DIVERSI RUOLI DURANTE GLI INCONTRI
Durante le sedute, sicuramente, il ruolo del cane è fondamentale perché ci si aspetta che riesca a cambiare l’umore del paziente e che possa permettere di raggiungere risultati migliori. UAM, per attuare questo tipo di attività, ha deciso di lavorare in coppia: a ogni seduta c’è sempre la Dottoressa Borra nel ruolo di psicoterapeuta e poi, a rotazione, una sua collega con il cane. Lavorano sull’orientamento spazio-temporale, a livello cognitivo, stimolando la persona in un certo modo. Nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale sono già presenti una psicologa e una serie di esperti che si sono interfacciati con le professioniste dell’associazione per aiutarle nello sviluppare l’attività e nell’approcciarsi con il paziente.

RACCOLTA FONDI
Questo progetto, per essere messo in atto, ha avuto bisogno di una raccolta fondi e proprio per questo motivo UAM ha creato un evento il 4 marzo 2018 con l'associazione Cojtà Gruliascheisa. Il progetto in ospedale, dunque, è stato finanziato, oltre che da un evento formativo che è stato fatto dall’associazione in Università, anche dal teatro. La Cojtà Gruliascheisa, e nello specifico la compagnia teatrale “I viandanti”, ha messo in campo uno spettacolo rivolto a bambini e famiglie dal titolo “Ascoltando una fiaba, anzi quattro” per sostenere la pet therapy a Torino. La Città di Torino, per l’occasione, ha concesso gratuitamente il Teatro “Astra” che è stato riempito nella sua totalità e sono stati raccolti i fondi per dare vita al progetto in ospedale.

“Questa è una dimostrazione tangibile
- chiude la Presidente - di come il territorio si sia adoperato per venirci incontro e per sposare il nostro progetto di pet therapy. Siamo entusiasti di essere riusciti a trasformare in realtà il sogno della nostra collega Caire.”

Andrea Colella

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