Mancano ancora 40 giorni (un periodo che lo stesso ministro della Sanità, Roberto Speranza ha definito piuttosto lungo, a livello epidemiologico), ma ogni ora che passa stende ombre sempre più lunghe sul prossimo Natale, con il rischio concreto che si debba rinunciare a una buona fetta delle tradizioni per combattere la diffusione del Covid.
Un sistema di restrizioni che potrebbe portare ancora più disagi al mondo dell'artigianato e del commercio, in termini di vendite e di giro d'affari. Ecco perché - proprio dal mondo dell'artigianato regionale - si leva un appello, quasi un grido di dolore.
"Quello che ci attende sarà uno dei Natali più tristi e difficili dal dopo guerra - dice Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte -. Nella speranza che nel mese di dicembre si allentino alcune restrizioni e si mettano artigiani e commercianti nella condizione di lavorare senza perdere la ‘finestra natalizia’- ipotesi che segnerebbe la fine certa per molte attività che nel 2021 non sarebbero in grado di riaprire- voglio lanciare un appello: a Natale regalate prodotti del nostro artigianato, non ordinate su Amazon e sugli altri portali di acquisti on line”.
“Non è vero che l’emergenza sanitaria impone sacrifici a tutti - prosegue Felici -. C’è che ci sta guadagnando, e alla grande: i giganti del web e i padroni dei social, con Amazon in testa, che ha visto i ricavi nel terzo trimestre 2020 schizzare del 37%. Nei giorni scorsi la Commissione Ue ha aperto nei confronti di Amazon un’indagine per violazione delle regole sulla concorrenza: bella scoperta, noi la concorrenza sleale di Amazon la subiamo da anni. Allora, questa volta siamo noi a chiedere un’assunzione di responsabilità: comprate prodotti dell’artigianato locale”.
“Da quando la pandemia è scoppiata nel nostro Paese - conclude il presidente regionale di Confartigianato -, alle categorie produttive è stato chiesto un grande sforzo di responsabilità: abbiamo chiuso le nostre attività per tre mesi, abbiamo investito per mettere in sicurezza luoghi di produzione e di vendita, abbiamo nuovamente richiuso. È giunto il momento di uscire dal mondo virtuale e tornare nella realtà: comprate i nostri prodotti. Si tratta di un atto di resistenza economica ma anche sociale e culturale: non possiamo arrenderci a un’idea di società solipsistica, dove si vive rinchiusi, guardando tv a pagamento mentre i nostri figli crescono con la Dad, seguendo spettacoli e convegni in streaming, ordinando pranzi e cene che ti vengono consegnati da raider schiavizzati, ordinando tutto on line. Illudendosi di essere cittadini 4.0, arricchiamo Bezos e i turbo capitalisti globali. La vita è altrove, diceva un poeta. Riappropriamocene”.