Economia e lavoro - 23 novembre 2020, 14:45

Covid e Ristori, l'urlo degli artigiani: "Quattro su dieci stanno ancora aspettando le risorse del Decreto-bis"

De Santis (Confartigianato Torino): “Ritardi causati dalla burocrazia. Non si può perdere la finestra natalizia, altrimenti molte imprese non riapriranno più"

Erano stati promessi nel più breve tempo possibile, ma quattro artigiani su dieci sono ancora a bocca asciutta. Confartigianato Torino alza la voce se si parla di Covid e Decreto Ristori e chiede di fare in fretta. Anche perché le aziende coinvolte sono soprattutto quelle che erano rimaste escluse dalla prima tornata e - dunque - sono i particolare difficoltà.

Si tratta di realtà che lavorano nella ristorazione con preparazione di cibi d’asporto: rosticcerie, pizzerie al taglio ma anche radiotaxi e così via. Per queste imprese il rallentamento dell’erogazione del fondo è dovuto all’avviamento di nuove pratiche burocratiche, in quanto i loro codici Ateco non erano stati inseriti tra beneficiari del primo Decreto. A tutto questo si aggiunge il fatto che alcune imprese artigiane devono ancora ricevere gli aiuti per il lockdown di primavera, e che l’erogazione della cassa integrazione per gli artigiani è ferma al mese di giugno.

“Affinché i ristori siano efficaci, occorre che siano tempestivi oltre che adeguati e che vengano erogati ad una platea più larga di imprese colpite direttamente o indirettamente (coinvolgendo tutto quello che a cascata è filiera di subfornitura) dalla crisi - dichiara Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino -L’indennizzo deve essere commisurato all’entità delle cadute del fatturato, e non rispetto all’appartenenza dei codici Ateco”.

“Per fronteggiare questa crisi epocale le nostre imprese hanno necessità estrema di liquidità. Per essere efficaci i ristori devono essere immediati - continua De Santis -. Il fattore tempo è determinante per non far chiudere le nostre imprese, anche perché nella nostra regione la zona rossa è stata introdotta per prima”.

Inoltre, il 45% dei ricavi delle imprese artigiane che lavorano nel settore artistico, moda e food sono legati alle festività natalizie. Se non si potrà utilizzare la finestra natalizia per vendere i prodotti artigianali legati al food, all'arte e alla moda, oltre il 40% chiuderanno definitivamente entro la fine dell’anno. “Già da tempo le imprese artigiane stavano affrontando gravi difficoltà legate alla mancanza di ricambio generazionale e alla competizione globale - commenta il presidente degli artigiani torinesi -. Dalla seconda metà di gennaio, con il blocco progressivo del turismo o dell’economia, botteghe, atelier e microimprese sono entrate in una crisi profondissima, che minaccia la loro stessa sopravvivenza”.

Massimiliano Sciullo