Erano stati promessi nel più breve tempo possibile, ma quattro artigiani su dieci sono ancora a bocca asciutta. Confartigianato Torino alza la voce se si parla di Covid e Decreto Ristori e chiede di fare in fretta. Anche perché le aziende coinvolte sono soprattutto quelle che erano rimaste escluse dalla prima tornata e - dunque - sono i particolare difficoltà.
Si tratta di realtà che lavorano nella ristorazione con preparazione di cibi d’asporto: rosticcerie, pizzerie al taglio ma anche radiotaxi e così via. Per queste imprese il rallentamento dell’erogazione del fondo è dovuto all’avviamento di nuove pratiche burocratiche, in quanto i loro codici Ateco non erano stati inseriti tra beneficiari del primo Decreto. A tutto questo si aggiunge il fatto che alcune imprese artigiane devono ancora ricevere gli aiuti per il lockdown di primavera, e che l’erogazione della cassa integrazione per gli artigiani è ferma al mese di giugno.
“Affinché i ristori siano efficaci, occorre che siano tempestivi oltre che adeguati e che vengano erogati ad una platea più larga di imprese colpite direttamente o indirettamente (coinvolgendo tutto quello che a cascata è filiera di subfornitura) dalla crisi - dichiara Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino -L’indennizzo deve essere commisurato all’entità delle cadute del fatturato, e non rispetto all’appartenenza dei codici Ateco”.
“Per fronteggiare questa crisi epocale le nostre imprese hanno necessità estrema di liquidità. Per essere efficaci i ristori devono essere immediati - continua De Santis -. Il fattore tempo è determinante per non far chiudere le nostre imprese, anche perché nella nostra regione la zona rossa è stata introdotta per prima”.
Inoltre, il 45% dei ricavi delle imprese artigiane che lavorano nel settore artistico, moda e food sono legati alle festività natalizie. Se non si potrà utilizzare la finestra natalizia per vendere i prodotti artigianali legati al food, all'arte e alla moda, oltre il 40% chiuderanno definitivamente entro la fine dell’anno. “Già da tempo le imprese artigiane stavano affrontando gravi difficoltà legate alla mancanza di ricambio generazionale e alla competizione globale - commenta il presidente degli artigiani torinesi -. Dalla seconda metà di gennaio, con il blocco progressivo del turismo o dell’economia, botteghe, atelier e microimprese sono entrate in una crisi profondissima, che minaccia la loro stessa sopravvivenza”.