La conta prima della battaglia… elettorale. Tutti in cerchio, clima disteso e sorrisi. Ma anche un’assenza pesante, che “fa rumore” canterebbe Diodato. E qualche incognita. Ma facciamo ordine: è iniziata ufficialmente la corsa del centrosinistra alle regionali del 2024. A meno di un anno dalle elezioni, il centrosinistra ha dato vita alla prima riunione di coalizione. L’obiettivo? Duplice: da una parte definire il campo, dall’altra capire come arrivare alla scelta del candidato presidente.
Coalizione tra certezze e defezioni
La coalizione è larga e vede la presenza di Verdi, Possibile, Demos, Sinistra Italiana, Più Europa, Radicali, Partito Socialista, Lista Civica Monviso, Volt, Torino Domani. A guidarla il Partito Democratico, che ha ospitato tutti gli esponenti politici nella sede torinese di via Coppino. L’avversario, molto probabilmente, sarà quell’Alberto Cirio dato da tutti come favorito assoluto. Da tutti, ma non dal Pd: “La storia ci insegna che non esistono esiti scontati e noi avvertiamo la responsabilità di pensare e realizzare un destino diverso per il Piemonte da quello immaginato dalla destra che oggi governa”.
L’assenza che spicca è quella dei Moderati, divisi se continuare a essere della partita o se candidarsi a sfidare Forza Italia nel rappresentare l’anima centrista del nuovo centrodestra piemontese. Le incognite? Due, principalmente: il Terzo Polo e il M5s. Due poli opposti, fino ad ora rimasti ai margini. A osservare. Il coinvolgimento di uno con ogni probabilità significa l’esclusione dell’altro.
“Si tratta di un percorso aperto - ha affermato Domenico Rossi, segretario Dem - che sono convinto saprà intercettare altri compagni di strada che con noi credono nel potenziamento della sanità pubblica, del trasporto pubblico, del diritto allo studio e che vogliono lottare per la transizione ecologica insieme alla tutela di tutte le fragilità. Tutto quello che la destra ha trascurato in questi cinque anni di disastrosa esperienza della giunta Cirio”.
Sintesi su un candidato o primarie
Pur essendo la corsa ai nastri di partenza, il centrosinistra (quasi certo di dover rincorrere) vuole muoversi per tempo. L’idea è quindi quella di capire se esistono i margini per fare sintesi su un candidato che unisca la coalizione. Non per forza un politico. Un’impresa piuttosto ardua, vista appunto la grandezza e la pluralità della coalizione stessa. Se non si riuscisse a convergere su un nome specifico, largo quindi alle primarie. Lo strumento che portò nell’estate del 2021 alla definizione di Stefano Lo Russo come candidato, poi vincente, della coalizione a Torino.
“In autunno le primarie se non c'è da subito un candidato presidente condiviso. Per iniziare da subito la campagna elettorale, mettere in campo i migliori progetti e affrontare subito i confini della coalizione. Abbiamo offerto da subito alla coalizione la mobilitazione di Radicali Italiani e Volt su aborto, sex work, suolo, energia, povertà e imprese che da oggi vedrà l'inizio della raccolta firme su 6 progetti di legge di iniziativa popolare" ha affermato Igor Boni, presidente di Radicali Italiani. “Intendiamo dar vita ad un polo civico forte, che rispetti l’identità di ciascuno, che dia garanzie di univocità di intenti, costituito da esperienze autenticamente civiche e radicate nel territorio. Parteciperemo con una nostra piattaforma programmatica, base di confronto con gli altri gruppi per costruire il programma della coalizione. Così la Lista Civica Monviso rinnova la sua disponibilità a partecipare attivamente alla costruzione della coalizione di centrosinistra. Non poniamo condizioni sul nome del Presidente, siamo aperti anche alle primarie se non ci fosse un percorso unitario” è invece il pensiero di Mario Giaccone.