(Adnkronos) - "Non sono mai stato un padre molto presente con i miei tre figli, per ovvi motivi, perché stavo un po’ sempre in giro. Però ci sono sempre stato, nei momenti in cui ci dovevo stare. Quando erano molto piccoli stavo sempre in giro per il mondo. Purtroppo era il mio lavoro, non potevo fare altrimenti. Ho fatto tanti sbagli, anche anni in cui mi ero completamente isolato, per esempio". Così Adriano Panatta, che si racconta a 'Ciao Maschio' ospite di Nunzia De Girolamo su Rai 1 il 22 novembre alle 17.05.
"Il merito di Anna, mia moglie, è stato proprio quello lì, mi ha ridato la gioia di mettermi un po’ in gioco, di ricominciare un po’ da capo, di fare cose che non facevo più - aggiunge nell'intervista -. Io andavo solamente in ufficio, lavoravo, poi andavo a casa, non uscivo mai. Avevo perso anche il contatto con gli amici. È stato un periodo non tanto bello. Non c’era voglia di vedere nessuno, questa è la verità. Facevo il mio lavoro, perché l’ho sempre fatto per carità. Però durante i momenti liberi non frequentavo persone, me ne stavo per conto mio da solo".
"Morire? Che devo fare? Mi dà fastidio - confessa Panatta -. Sono a più di tre quarti della mia vita. Per cui bisogna pensarci…". Nel corso della puntata riaffiora anche un episodio controverso legato alla sua carriera sportiva e alla Coppa Davis. "Era Francia–Italia, credo a Nancy. Ci hanno rubato la partita - ricorda-. La federazione internazionale di tennis, mi ha fatto un processo e mi voleva squalificare. Ma non sapevano come fare, perché un mese prima mi hanno dato il premio, non meritato, come miglior capitano di Coppa Davis di quell’anno. Alla fine è finita che ho scritto una lettera di scuse alla federazione internazionale e hanno messo un pochino a tacere. Comunque veramente ci hanno rubato la partita. Stavamo 2-0, abbiamo perso 3-2".





