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Economia e lavoro | 08 marzo 2023, 07:23

Start up e innovazione: Torino ci prende gusto e scala la classifica. La specialità? Alta tecnologia e intelligenza artificiale

La ricerca 2022 del Club degli Investitori vede raddoppiare le risorse raccolte (400 milioni) rispetto al 2021. La spunta chi ha una vocazione internazionale

due mani che si stringono sullo sfondo di grattacieli illuminati e frecce

Cresce ancora l'ecosistema torinese dedicato a Start Up e Innovazione

Il cammino da fare è ancora lungo, ma senza dubbio Torino ci sta prendendo gusto. E il ruolo di "ecosistema" per far crescere al meglio le start up con il loro carico di innovazione gli calza sempre più a pennello.

Una cornice sempre più ricca

Lo testimoniano i dati dell'ultima indagine condotta dal Club degli Investitori, che ha scattato una nuova istantanea del settore all'interno dei confini locali. Ne emerge un patrimonio di 27 incubatori, 14 operatori di investimento, circa 400 business angel e 5 corporate venture, ovvero grandi aziende (come Stellantis, Reale mutua e non solo) che hanno aperto al loro interno una divisione specifica per l'innovazione. Ma il termometro più efficace per capire come si comporta Torino sul fronte dei nuovi orizzonti di business è dato dal numero 671: la somma tra start up e pmi registrate come innovative, di cui 478 effettivamente in prima fila. Confrontandole con il 2021, si tratta di una crescita dell'11% (mentre le sole start up segnano un +7%).

Ne emerge una tendenza interessante: quella che vuole soprattutto le grandi metropoli come calamite di start up, visto che la media nazionale, invece, mostra un +1% complessivo. 

E se i posti di lavoro generati dalle start up sono arrivati a essere quasi 6500 a Torino e provincia, nel 2022 la produzione si attesta a quota 203mila euro, con una crescita del 53% sull'anno precedente.

In cerca di un centro di gravità

E se già negli anni passati le ricerche del Club avevano mostrato per Torino una buona vivacità, ma anche iniziative "in ordine sparso" come settori di appartenenza, dall'analisi 2022 qualcosa sembra delinearsi. Ci si sposta sempre di più verso l'hi-tech, all'interno del quale l'automotive non domina, ma è una delle componenti). Inoltre, spicca una forte attenzione all'intelligenza artificiale, con quasi il 50% delle start up che dichiara di tenerla tra i colori sulla tavolozza.

 

Altro aspetto interessante è quello che vede almeno 3 fondatori per ogni realtà. Non più un singolo ideatore, come da mitologia dell'innovazione. Il 36% è fatto da giovani (percentuale doppia rispetto a quella nazionale) ma il 74% conta su membri esperti. Start up a prevalenza femminile sono ancora di poco sotto la media italiana, ma in un'azienda su 3 c'è una donna tra i fondatori.

Atmosfera internazionale

I numeri raccontano poi che ci sono sempre più start up che scelgono Torino per aprire la loro sede. E il 15% di loro ha un fondatore non italiano. Mentre il 45% ha team con rappresentanti di più nazionalità. Il 70% dice di avere vocazione verso export e più dell'80% di chi ha raccolto finanziamenti mostra hanno questa attenzione per il mondo oltre confine.

 

In tutto sono stati raccolti 400 milioni nel 2022 (raddoppiato il risultato del 2021). In quell'anno, solo dal Club degli Investitori, sono arrivati su Torino il oltre 60% dei 13 milioni destinati al mondo start up. Con 400 milioni Torino rappresenta il 22% del risultato nazionale (era molto meno nel 2021). Risultati che permettono di affiancare realtà decisamente più consolidate come Lyon e Rotterdam, anche se con una densità più bassa di start up per abitante. Monaco è ancora lontana, ma se Torino unisse le forze con Milano, allora si avrebbe - oltre al 75% del finanziamento raccolto in Italia - anche una realtà che si potrebbe paragonare con la città tedesca.

Le note stonate

Ci sono però anche aspetti meno positivi, visti con gli occhi degli startupper: l'82% di loro si sente parte dell'innovazione cittadina, ma il 37% non trova personale adatto, soprattutto per lo sviluppo del business (40%) a livello commerciale. Alla città di Torino chiedono un aumento delle presenze di investitori, mentre pochi chiedono percorsi di formazione imprenditoriale.

 

Massimiliano Sciullo

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