Sebbene la cannabis sia attualmente illegale in Italia, la coltivazione, vendita e assunzione della sua variante light è tollerata dalla Legge.
Cosa significa questo?
La cannabis, o marijuana, è il prodotto dell’essiccazione di foglie, semi e fiori della canapa indiana e a causa dei suoi effetti psicotropi rientra nelle sostanze stupefacenti secondo il relativo Testo Unico (DPR 309/90); non è dunque possibile consumarla in nessun modo.
A provocare tali effetti è uno dei principi attivi (i fitocannabinoidi) che la compongono, ovvero il THC (delta 9 tetraidrocannabinolo), che genera euforia, confusione, eccitamento – gli stati di “sballo” tipici dell'erba.
Ma non tutti sanno che un altro dei componenti maggioritari della cannabis, ovvero il CBD, non solo non provoca alcun effetto collaterale ma ha anche il merito di “smorzare” tutte le succitate reazioni del THC. È oltretutto una sostanza in grado di regalare molteplici benefici di salute a livello fisico e psichico, sollecitando un rilassamento generale, migliorando l'umore e persino intervenendo per calmare il dolore (causato da mal di testa, dolori muscolari, endometriosi, artrite e tante altre malattie). Non a caso, la canapa è stata per millenni un rimedio naturale largamente diffuso e solo ultimamente è stata riscoperta.
Oggigiorno esistono diversi articoli a base di CBD per uso officinale – la cui efficacia è oggetto di numerose ricerche scientifiche – che sono reperibili facilmente in negozi specializzati fisici e online. La loro vendita è possibile proprio perché vengono ricavati dalla cannabis light, ovvero una variante il cui quantitativo di THC non supera 0,6% del totale, come sancito dalla Legge.
Il settore della coltivazione e distribuzione dei prodotti a base di CBD è in crescita nel nostro paese, nonostante le istituzioni tendano a non favorirlo, ed è degno di nota il fatto che interessi grandemente l'occupazione giovanile, giacché sia i coltivatori che i rivenditori hanno mediamente meno di 40 anni d'età: un business che andrebbe tenuto d'occhio, non solo in termini di benefici economici, ma perché in sostanza testimonia il ritorno degli italiani al settore primario.
Ma quali sono i migliori metodi di coltivazione per la cannabis light? Qui di seguito, è possibile consultare un vademecum molto generico sulle tecniche più utilizzate dai professionisti dell'ambito, utile per chi desidera addentrarsi in questo mondo affascinante.
Tipologie di coltivazione della cannabis
La coltivazione della cannabis light, come abbiamo già detto, è concessa esclusivamente nei limiti della Legge. È necessario quindi che il coltivatore presti attenzione ai quantitativi di THC, che non devono essere superiore allo 0,6%, altrimenti si tratta di una sostanza stupefacente illegale, che va sequestrata e distrutta dalle autorità competenti.
L'attività non necessita autorizzazioni preventive ma tuttavia il Ministero delle Politiche Agricole consiglia di comunicare ugualmente la tipologia di coltura e di conservare per almeno 12 mesi le ricevute e i cartellini delle sementi (che devono essere rigorosamente di provenienza europea), in caso di controlli.
Le tipologie di coltivazione individuabili nel nostro paese sono molteplici ma le principali sono indoor, greenhouse, idroponica e outdoor.
Modalità indoor
Come indicato dal nome, la coltivazione di cannabis light indoor si effettua in spazi interni e dunque può essere effettuata durante tutto l'anno, indipendentemente dalle stagioni e dalla temperatura. Il vantaggio è che la presenza di insetti e parassiti può essere tenuta sotto controllo e che la luce viene gestita da apposite lampade, ma per contro è necessario utilizzare concimi specifici per gli interni.
Modalità in greenhouse
La modalità greenhouse indica una coltura in serra, un'ideale via di mezzo tra quella indoor e quella outdoor. Ciò significa che l'esposizione alla luce è mista, sia proveniente dai raggi del sole, che penetrano attraverso i vetri della serra, che dalle lampade. Vanno tenuti sotto controllo il circolo dell'aria e le modalità di irrigazione.
Modalità idroponica
La coltivazione di cannabis light con modalità idroponica permette sostanzialmente di realizzare una superficie di colture fuori suolo, non utilizzando il terriccio, bensì creando un substrato di vari materiali (argilla espansa, pietra lavica, fibra di cocco, ghiaia, lana di roccia ec.) che possa accogliere le radici delle piante. Tale modalità è vantaggiosa perché accelera il processo di crescita delle piante e perché, occupando poco spazio, permette la cura di un gran numero di esemplari.
Modalità outdoor
La coltivazione outdoor, ovvero all’esterno, è il metodo classico, il più naturale e il più economico, che però dipende dalle condizioni atmosferiche e dalla tipologia di terreno. Richiede quindi dei criteri ottimali e la massima attenzione da parte del coltivatore per quanto riguarda concime, esposizione alla luce solare e presenza eventuale di parassiti e insetti.
I prodotti a base di CBD
Lo scopo della coltivazione di cannabis light è quello di ricavare semilavorati per diverse destinazioni e prodotti di vario genere, il cui principio attivo di base è il CBD che viene estratto con apposite tecniche.
Gli articoli disponibili al consumatori finali sono quindi infiorescenze da fumare, essenze per vaporizzatori, creme e lozioni per uso topico, olio a varie percentuali per uso orale sublinguale, alimenti e snack, bevande fredde (birre, the) o calde (tisane, infusi) e molto altro. È possibile reperirli presso negozi fisici, i grow shop, oppure online.
Tra le aziende italiane specializzate nella vendita di cannabis light vi è Weedzard, che propone prodotti a base di CBD derivati da coltivazioni indoor e greenhouse presenti in Toscana e Lombardia.