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Cultura | 20 giugno 2020, 11:15

A chi interessa la storia? Brandizziamo le statue!

A chi interessa la storia? Brandizziamo le statue!

Questo che state per leggere è un pensiero cinico, siete avvertiti. Non è politicamente corretto, non si appoggia a nessun ideale, non è condivisibile: si tratta di marketing, e in un momento di piena crisi come questo, ci serve come l’aria.

Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che l’Italia subirà nel 2020 una diminuzione del reddito pro capite del 9,1%, saremo il paese che subirà la recessione peggiore, secondi soltanto alla Grecia. È un’ecatombe. La più grave crisi economica dal secondo dopoguerra, peggiore di quella del 2008: ve la ricordate? Come se questo non bastasse, il clima politico è in subbuglio. L’efferata uccisione di George Floyd da parte del poliziotto (suprematista bianco) Derek Chauvin è diventata il casus belli di una protesta antirazzista propagatasi in modo più o meno uniforme in tutto il mondo occidentale.

Black lives matter, le vite delle persone di colore contano tanto quanto quelle dei bianchi. Giusto, giustissimo, era ora che qualcuno rivendicasse con forza i diritti di una comunità da sempre oggetto di disparità sociali e razzismo. Le proteste negli Stati Uniti hanno addirittura portato alla prima Zona Temporaneamente Autonoma (TAZ) della storia americana. A Seattle un gruppo di manifestanti ha recintato la zona di Capitol Hill, dichiarandola indipendente dal governo americano: Free Food, Free Speech, No Cops, praticamente una comune anarchica che rivendica la sua protesta nei confronti di uno stato iniquo e che flirta da sempre con la lobby delle armi. E a quanto pare sta funzionando.

A Minneapolis, da dove è partito tutto, in municipio si è votato per una ridistribuzione dei fondi destinati al corpo di polizia locale. Insomma è tutto in subbuglio. In questo subbuglio da qualche giorno è scoppiata un’altra querelle, quella delle statue. In alcune città americane le statue di Cristoforo Colombo sono state abbattute o vandalizzate, in quanto simbolo del colonialismo e dello schiavismo dei paesi occidentali. In Italia (come ogni volta che sale alla ribalta l’argomento) si sta discutendo della statua di Indro Montanelli a Milano. Montanelli è stato indubbiamente un grande giornalista, ma non ha mai negato il suo passato fascista, e soprattutto non ha mia rinnegato un episodio in particolare, “l’acquisto” di una moglie di 12 anni al tempo della guerra in Etiopia. Non vogliamo entrare nella polemica, non ci interessa, ma vogliamo dare un taglio diverso alla questione, un taglio utilitaristico e realista.

La “chaz” di Capitol Hill, Seattle.

UNA GRANDE OCCASIONE DI MARKETING
Come funziona il marketing? Metti un prodotto più in vista possibile, la gente lo comprerà. (Ok, è un po’ più complicata di così, ma stateci dietro). Con l’avvento dell’online questo fenomeno si è amplificato. Ogni settimana una polemica in hype, ogni settimana qualcosa di completamente nuovo sale agli onori della cronaca con una forza e una capillarità molto più diffusa rispetto a qualche anno fa (poi ce ne scordiamo altrettanto in fretta). Tutto pane per il Guerrilla Marketing, quel genere di marketing low cost che sfrutta proprio situazioni come queste per ottenere la massima resa con la minima spesa.

Famoso esempio di Guerrilla Marketing

Vandalizzare le statue? E perché mai? A chi interessa ormai la storia? A chi serve più, tanto nessuno la studia. Lasciamole in pace, anzi rendiamole utili: Brandizziamo le statue!
Attacchiamo degli adesivi alle statue, marchiamole con i loghi della nostra azienda, magari collegati a un bel messaggio di pace ambientalismo e amore universale. Statua di Colombo? Una mela metà bianca e metà nera: Apple è contro ogni genere di razzismo.
Ecco, la sfida è lanciata, vediamo se in giro c’è qualche coraggioso.
Madness Experience

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