/ Economia e lavoro

Economia e lavoro | 28 ottobre 2020, 07:05

Coronavirus, in Piemonte salgono oltre quota 8 mila i contagi sul lavoro: 30 i morti

In provincia di Torino oltre la metà dei casi al 30 settembre: 189 in più le denunce all'Inail rispetto al monitoraggio di fine agosto

Coronavirus, in Piemonte salgono oltre quota 8 mila i contagi sul lavoro: 30 i morti

L’ultimo report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale Inail evidenzia che in Piemonte, dal 1° gennaio al 30 settembre, le denunce di infortunio sul lavoro da nuovo Coronavirus sono 8.103 (189 in più rispetto alla rilevazione del 31 agosto, di cui 92 avvenuti a settembre, i restanti riconducibili ai mesi precedenti) e rappresentano il 15% dei casi totali rilevati a livello nazionale (54.128). I casi mortali sono 30 (4 in più rispetto al monitoraggio precedente), pari al 9,4% dei decessi da Covid registrati in Italia (319).

Contagi in risalita. Alla fine del lockdown (rilevazione al 31 maggio 2020) le denunce erano 7.200 di cui 17 con esito mortale: con la ripresa delle attività, nei mesi di giugno, luglio e agosto, si sono verificati 714 casi di cui 9 mortali. L’analisi per mese di accadimento rileva che al picco dei contagi sul lavoro, soprattutto dei mesi di marzo e aprile, è seguito un ridimensionamento in particolare nei mesi estivi: a giugno in Piemonte le denunce in Piemonte sono state 393, a luglio 198, ad agosto sono scese a 123, anche per effetto delle ferie di cui hanno goduto molte categorie di lavoratori. In settembre, però, si è registrato un brusco aumento dei casi denunciati che sono passati a 189.

Il Piemonte tra le regioni più colpite. Dall’analisi territoriale di livello nazionale emerge che il Piemonte si conferma la seconda regione per numero di contagi denunciati (15% dei casi totali), preceduta dalla Lombardia con il 35,2%. Seguono l’Emilia Romagna (10,4%), il Veneto (8,5%) e la Toscana (5,6%).

Per i casi mortali, come nelle precedenti rilevazioni, il Piemonte è al terzo posto con 30 casi, pari al 9,4% dei casi totali, preceduto dalla Lombardia (41,7%) e dall’Emilia Romagna (9,7%). Anche tra le province italiane rimane sostanzialmente invariata la graduatoria: il primato negativo spetta a quella di Milano, con il 10,8% del totale delle infezioni sul lavoro denunciate, Torino è la seconda (7,8%) seguita da Brescia (5,4%) e Bergamo (4,6%).

In provincia di Torino si concentra più della metà delle denunce. La distribuzione territoriale dei casi in regione rimane pressoché invariata: analizzando nel dettaglio la situazione infatti emerge che, nel periodo 1° gennaio – 30 settembre, è sempre la provincia di Torino a far registrare oltre la metà delle denunce, 4.212  (96 casi in più rispetto all’ultima rilevazione mensile) pari al 52% dei casi del Piemonte, seguita ancora una volta dalle province di Alessandria, 1.049 denunce (35 casi in più rispetto al 31 agosto), pari al 12,9% delle denunce in Piemonte; di Novara, 817 pari al 10,1% (8 casi in più) e di Cuneo (794 denunce, pari al 9,8%) che vede un rialzo di 17 casi rispetto al mese scorso. Nettamente inferiori i numeri delle denunce nelle altre province: 386, pari al 4,8% del totale regionale, nell’astigiano (3 casi in più rispetto all’ultima rilevazione); 352 nel vercellese (4,3% dei casi del Piemonte), 16 casi in più rispetto al 31 agosto; 335 (5 casi in più rispetto all’ultima rilevazione) nel verbano-cusio-ossola, pari al 4,1% del totale regionale; 158 (9 casi in più rispetto al 31 agosto) in provincia di Biella (1,9% dei casi del Piemonte).

Con 12 decessi (uno in più rispetto allo scorso 31 agosto) la provincia di Torino detiene il primato negativo per i casi mortali, seguita da Alessandria (10, uno in più dall’ultima rilevazione mensile) e da Biella che dal 31 agosto al 30 settembre passa da 1 a 3 casi mortali. Nessuna variazione per VCO e Novara (2 decessi) e Cuneo (un decesso); nessun caso mortale ad Asti e Vercelli.

Il maggior numero di casi nel settore della sanità e assistenza sociale. Restano invariate le percentuali che emergono dall’analisi per attività economica. Nell’ambito della gestione assicurativa dell’Industria e servizi dove si concentra la maggioranza dei casi (99,5%), l’82,6% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) riguarda sempre ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili del settore “Sanità e assistenza sociale” (64,4% delle denunce) e organi preposti alla sanità, come le Asl (18,2%).

Il settore "Noleggio e servizi alle imprese" continua a registrare il 6% delle denunce codificate: tra i più colpiti sempre gli addetti alle pulizie ("personale non qualificato nei servizi di pulizia, ecc.", 2,8% delle denunce) e i lavoratori interinali "prestati" a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia). Nel settore dei Servizi di alloggio e ristorazione, presente con il 2,7% delle denunce, secondo l’ultimo report i più colpiti sono cuochi e inservienti di cucina anche nella ristorazione collettiva (nelle precedenti rilevazioni più soggetti al contagio erano stati invece gli addetti alle vendite nei supermercati e nelle farmacie).

La gestione per conto dello Stato, con la percentuale dello 0,4% dei casi registrati, segue la gestione Industria e servizi; chiude infine al terzo posto l’Agricoltura riportando lo 0,1% delle denunce.

Infermieri, operatori sanitari e medici le professioni più colpite. L’analisi per professione evidenzia sempre la categoria dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti ecc.) come quella più coinvolta da contagi, con il 36,5% delle denunce complessive, l’80,6% delle quali relative a infermieri.

Seguono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (29,8% delle denunce complessive, di queste il 99,7% riguardano gli operatori socio-sanitari); i medici (9,1%); le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati con il 5,9% delle denunce (di queste l’83,4% provengono da operatori socioassistenziali) e con il 4,1% delle denunce il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (di queste il 72,3% sono di ausiliari ospedalieri).

Poco meno del 30% dei decessi riguarda il personale sanitario (medici, infermieri, operatori sanitari). La Sanità e assistenza sociale si conferma il settore di attività economica con il maggior numero di casi mortali (circa il 30% dei casi codificati).

Quattro contagiati su 10 nella fascia di età 50-64 anni. Sostanzialmente invariata la ripartizione delle denunce per classe di età e genere: il 42,7% dei casi denunciati è concentrato nella fascia di età 50-64 anni, seguita da quella 35-49 anni (36,9%) e 18-34 (18,1%); il 75,6% dei contagiati sono donne e il 24,4% uomini.

"Purtroppo questo non stupisce, soprattutto considerando la debacle del sistema nei primi mesi di pandemia - commenta Federico Bellono, responsabile Salute e Sicurezza di Cgil Torino -. Questi dati però, insieme al preoccupante evolversi della situazione, devono servire a riaccendere l'attenzione sulle misure di contenimento del virus anche sui luoghi di lavoro". "Bisogna ripartire dal protocollo firmato in primavera - prosegue - da Governo, sindacati e datori di lavoro. Occorre rialzare il livello di attenzione".

Massimo De Marzi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium