Elettrico, guida autonoma, nuove tecnologie di connessione e - a livello torinese e italiano - una realtà storica che intreccia matrimoni sempre nuovi e dunque si rende ancora più internazionale, ma col rischio che perda le sue "radici".
Si devono orientare all'ombra della nascita di Stellantis, gli addetti e le imprese che da sempre si muovono all'interno della catena della componentistica automotive. Una filiera lunga e differenziata, da sempre un punto di forza del tessuto economico sabaudo, ma che ora è chiamata ad accelerare e cambiare pelle per rimanere competitiva sul mercato.
"Ogni operazione di questo tipo porta con sé sfide e minacce - dice Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia -. Ci possiamo immaginare implicazioni sia sulla supply chain che sulla progettazione dei modelli e della capacità produttiva. Dal nostro punto di vista saremo molto attenti al percorso che sarà avviato: come componentisti non possiamo fare altro che guardare alle possibili opportunità legate a un grandissimo costruttore, molto solido e con volumi aggiuntivi. Vedere in quali aree rafforzare la nostra presenza e guardare alla base produttiva francese in un'ottica di opportunità, dove si potranno percorrere insieme strade di collaborazione e sviluppo".
Scenari e stime sono i contenuti del nuovo studio commissionato da Roland Berger da Anfia, Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, sul "Futuro del settore automotive", tra punti di forza e debolezze.
"Viviamo tempi complicati - prosegue Stella -, ma aspettiamo con fiducia che giunga il momento di ritrovarsi. L'emergenza legata alla pandemia ha rappresentato un fattore imprevedibile, in un 2020 che già aveva elementi di incertezza".
I numeri dicono che con 41 giorni di lockdown si sono prodotti 159mila veicoli in meno in tutta Italia, un -31% nei primi nove mesi del 2020 con stime del -27% per fine anno e un -25% di ordinativi nei primi 8 mesi. Il mercato auto è calato del 27% (-1,4 milioni di unità) con una perdita di fatturato del 25% per l'intero sistema produttivo automotive. "Ci sono stati grandi problemi di approvvigionamento per la componentistica, anche nell'export - aggiunge Stella -. E i tempi per il recupero del fatturato potrebbe richiedere non meno di tre anni, in un settore che stava già affrontando uno dei periodi più sfidanti della sua storia già prima della pandemia".
"Bisogna pianificare una transizione e una riconversione a bassa presenza di tecnologie carbon o addirittura nulla - rimarca Stella - e bisogna stabilire risorse per dominare le nuove tecnologie, a cominciare dal capitale umano che deve essere in grado di stare al passo con le tendenze del momento. Dobbiamo lavorare in stretta sinergia con il mondo accademico, con il Competence center ma non solo. Dovremo partecipare ai grandi progetti nazionali, ma anche europei: pilastri centrali per la crescita della filiera".
"Una partita importante dovremo giocarla sull'idrogeno: come filiera e Paese abbiamo tutte le competenze per essere leader nella sua applicazione, anche nei mezzi pesanti, siano essi per trasporto merci o passeggeri. L'impegno del Governo deve ora essere confermato, insieme a un impulso per la domanda, anche verso tecnologie a basso utilizzo di alimentazione tradizionale".
"Stiamo attraversando una tempesta perfetta - spiega Andrea Marinoni, senior partner di Roland Berger - ma nel 2019 ci si trovava in un momento in cui la nuova mobilità bruciava ancora del valore, richiedendo investimenti in un periodo in cui però sia la normativa che il consumatore risultano confusi".
"Il Covid 19 ha rallentato temi come la mobilità condivisa e la guida autonoma - aggiunge -, però ne ha accelerati altri come la digitalizzazione e i servizi al guidatore e l'elettrificazione. Ma rispetto alla Germania siamo ancora tanto 'meccanici': da noi l'aspetto software pesa per il 38% nella ricerca e sviluppo italiana, mente in terra tedesca la fetta equivale al 51%".