Se il passaggio generazionale era una sfida (spesso irrisolta) in temi "normali", con l'avvento del Covid e tutta la crisi che ne è generata la situazione si è complicata molto di più. In estrema difficoltà, la voglia di passare la mano - e l'azienda - a qualcuno che raccolta il testimone si è fatta ancora più forte, soprattutto nel mondo artigiano delle piccole e medie imprese. Ma potrebbe essere un traguardo irraggiungibile, con il rischio che si perdano imprese, professionalità e posti di lavoro.
Un'età media molto alta
Uno studio di Confartigianato Piemonte indica in almeno 18mila le realtà che potrebbero essere interessate a questo tipo di cambiamento, anche perché ormai poco meno della metà dei titolari di aziende ha più di 60 anni (il 44,5%), mentre il 36% ne ha comunque tra i 50 e i 60 e solo il 20% scarso ha un'età compresa tra i 40 e i 50.
Negli 11 anni, sommando la quota di imprese che hanno realizzato il passaggio generazionale tra 2013 e 2018, quella delle imprese che lo hanno terminato nel 2019 e delle imprese che lo ritengono possibile entro il 2023, è un fenomeno che interessa in Italia una impresa su 5 (20,5%). Il Piemonte con il 21,6% registra un’incidenza superiore alla media nazionale.
Di padre in figlio
Secondo il dossier elaborato l’Ufficio Studi di Confartigianato su dati Istat 2019, in Piemonte sono ben 18.292 le imprese a conduzione familiare (con più di 3 addetti) interessate da un passaggio generazionale tra 2013 e 2023, il 31,3% delle imprese familiari totali nella regione (58.507.)
“Questo ideale processo virtuoso del passaggio di staffetta e di competenze di generazione in generazione o di proprietario verso il proprio dipendente - commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - oggi rischia di subire una battuta d’arresto. Se pensiamo all’estrema fragilità del tessuto imprenditoriale artigiano, alla crisi di liquidità, al fatturato in discesa, alle chiusure forzate dell’ultimo anno, è molto probabile che gli imprenditori vicini alla pensione chiudano anticipatamente la propria impresa o che peggio, siano costretti a licenziare i dipendenti appena si potrà fare, senza una pianificazione a breve o lungo termine relativa ad un passaggio di staffetta generazionale”.
“Fase delicata nella vita di un’impresa, il passaggio generazionale è caratterizzato soprattutto da trasmissione di competenze, capitale umano e know how, valori fondamentali nel settore artigiano e della microimpresa – aggiunge – e potrebbe essere accompagnato da nuove opportunità di crescita per la struttura imprenditoriale, date dall’ingresso di risorse giovani, in molti casi più propense all’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’innovazione”.
Una staffetta "a ostacoli"
Il passaggio generazionale appare un cambiamento delicato, con il 51,3% delle imprese controllate da persone fisiche o da famiglie, che segnalano la presenza di fattori di ostacolo, tra i quali prevalgono le difficoltà burocratiche, legislative e/o fiscali (17,3%), le difficoltà nel trasferire competenze e/o contatti con clienti e fornitori (12,4%) e difficoltà economiche e/o finanziarie (14,4%); più contenuti i conflitti familiari (3,8%) mentre l’assenza di eredi o successori interessati e/o qualificati si rileva nel 19,5% dei casi.
Tra le imprese che hanno affrontato un passaggio generazionale nei 7 anni tra 2013 e 2019 è netta la continuità imprenditoriale in termini di proprietà: il 91,4% dei passaggi vede il mantenimento e rafforzamento del controllo della famiglia proprietaria o controllante mentre il restante 5,5% registra una riduzione del controllo della famiglia o addirittura la perdita (3,1%)
“Questi numeri – conclude De Santis – evidenziano sempre più la necessità, da parte delle istituzioni, di porre in essere azioni di accompagnamento ed assistenza, per non correre il rischio di disperdere un grande patrimonio di professionalità e di valore sociale in quanto la presenza delle botteghe di prossimità aiutano nell’azione di presidio della legalità. E’ fondamentale aiutare le giovani generazione o i dipendenti stessi a subentrare nell’impresa esistente, facilitandone l’ingresso attraverso sgravi fiscali e azioni mirate. Serve un patto di continuità aziendale”.