“Un provvedimento inaspettato, ingiusto e dannoso, che lascia increduli noi e tutte le imprese artigiane e i professionisti che operano nel Sistema Casa del Piemonte. Per questo speriamo in un ripensamento del Governo per evitare ulteriori situazioni di crisi finanziaria per le realtà produttive e un problema di carattere “sociale” per quei committenti più deboli o addirittura fiscalmente incapienti che hanno basato la fattibilità dei lavori sulla possibile opzione di cessione del credito o sconto in fattura”. E’ questo il commento di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, sul decreto legge relativo alla cessione dei crediti approvato dal Governo.
A rischio paralisi settore con 50 mila imprese e 80 mila addetti
Confartigianato Imprese Piemonte ricorda come quello del “sistema casa” in Piemonte sia rappresentato da oltre 50 mila imprese e 80 mila addetti.
“Speravamo in una soluzione che risolvesse il problema, invece non solo non c’è nessuna risposta ma, al contrario, il Governo ha bloccato, tranne in limitati casi, la possibilità di continuare ad applicare lo sconto in fattura o a cedere i crediti – commenta Enzo Tanino, Presidente di Confartigianato Piemonte Edilizia– con questa situazione ci potremmo trovare, infatti, sia con il problema irrisolto dei crediti incagliati sia a non poter operare più su nuove potenziali commesse legate ai bonus”.
Secondo Confartigianato Imprese Piemonte il blocco previsto nel decreto legge coinvolge le tante imprese che, sulla base delle norme sinora vigenti, hanno effettuato investimenti ed assunzioni nella prospettiva, di poter continuare ad operare anche attraverso i bonus fiscali. Viene quindi a mancare uno degli aiuti esistenti per raggiungere gli obiettivi green che la Comunità Europea è procinto di approvare. Anche il blocco della possibilità di acquisto dei crediti da parte degli enti pubblici rappresenta l’eliminazione di un altro possibile aiuto nello sblocco dei crediti incagliati.
Felici: "Tramonta l'iniziativa della Regione, gravissimo"
“L’intervento sugli Enti Pubblici – sottolinea Felici – di fatto, fa tramontare la tanto apprezzata iniziativa di far acquistare dalla Regione Piemonte 50milioni di euro di crediti: questo è un fatto gravissimo”.
Per Confartigianato Imprese Piemonte i bonus e gli incentivi nel settore delle costruzioni, soprattutto in questi anni di situazione congiunturale proibitiva, hanno dato prova di essere stati apprezzati e praticati su larga scala dando forte impulso al rilancio dell’edilizia e di tutto l’indotto. Soprattutto nel comparto artigiano edile, settore chiave dell’economia nazionale e del Piemonte, hanno avuto un peso specifico importantissimo sia in termini di fatturato che di occupati.
Tanino: "Miliardi ancora da incassare con cessione crediti"
“Purtroppo – conclude Tanino – in Piemonte, nonostante l’enorme mole d’investimenti che sono andati a ricadere positivamente su imprese, tecnici e indotto, ci sono ancora diversi miliardi di euro che le realtà piemontesi del Sistema Casa non sono ancora riuscite a incassare attraverso la cessione dei crediti. Ovvero migliaia di imprese rischiano seriamente di chiudere per mancanza di liquidità”.
Secondo Confartigianato Imprese Piemonte, solo in questi ultimi giorni si è compreso come il possibile sblocco dei crediti fiscali incagliati sarebbe dipeso anche dalla loro classificazione nel bilancio dello Stato. Non tanto dalla necessità di evitare le frodi, dunque.
Infatti, in attesa che, ormai a giorni, si pronunci anche l’ISTAT su questa partita, intanto Mef ed Eurostat hanno fatto intendere come una nuova stagione come quella trascorsa, con aliquote altissime di detrazioni e compravendita libera dei crediti fiscali nascenti, sarebbe impensabile. Infatti, con ogni probabilità, questa si tradurrebbe in un aumento di debito pubblico. “Ma è anche vero – conclude Felici - che per raggiungere gli obiettivi di transizione ecologica, non si potrà prescindere da percentuali di detrazione “accattivanti” almeno per gli interventi energetici e antisismici, per i quali concedere le cessioni a terzi. Non dimentichiamoci che la vera svolta per la realizzazione di migliaia di interventi tra il 2021 ed il 2022, è stata proprio la possibilità di cessione del credito fiscale”.
Cna Piemonte: "A rischio chiusura decine di imprese"
Durissimo anche il commento di Delio Zanzottera, segretario regionale Cna Piemonte: "Ciò che sta avvenendo è di una gravità inaudita. Nessuno aveva sentore di un provvedimento di tale portata. Sono 40mila le nostre imprese del comparto che stanno soffrendo a causa delle enormi difficoltà legate alla cessione dei crediti, che hanno lavorato in osservanza di una legge dello Stato, facendo lo sconto in fattura come previsto dalla normativa. Hanno investito, pagato i materiali, eseguito i lavori con tutte le difficoltà legate alle norme che in corso d’opera sono cambiate in continuazione, non sono state pagate, e adesso rischiano la chiusura".
"Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri, che di fatto vieta la cessione dei crediti, lo sconto in fattura, e blocca le operazioni di acquisto dei crediti incagliati da parte degli enti locali, rischia di creare uno stop immediato del mercato", conclude Zanzottera. "L'intervento degli enti locali, a cominciare dalla Regione Piemonte che aveva previsto l’acquisto della cessione del credito per 50 milioni annui sarebbe stato d’aiuto. Ora è tutto bloccato".
Anche Ance sul piede di guerra: "Scelta incomprensibile"
“Il recente decreto legge ha deluso i cittadini, i professionisti, gli imprenditori e i lavoratori onesti, contribuendo a rendere il nostro Paese inaffidabile e senza futuro. Il provvedimento ha negato alle famiglie la possibilità di riqualificare le proprie case, impedendo loro di vivere in ambienti sicuri ed efficienti dal punto di vista energetico, obbligandoli a pagare salate bollette. È stato cancellato un provvedimento che aveva portato ad un aumento occupazionale dell'intero settore e ad un aumento del PIL del 6,6% nel 2021, uno dei più alti in Europa, senza considerare la riduzione delle emissioni inquinanti e la diminuzione delle bollette per le utenze, per coloro che sono riusciti a completare i lavori. Il fatto più preoccupante è che questa decisione ha colpito maggiormente le persone con meno risorse, poiché la cessione del credito aveva reso questa misura accessibile a tutti, indipendentemente dalle proprie capacità economiche”, ha commentato il Presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta Paola Malabaila.
Fillea Cgil: "Danneggiato tutto il comparto delle costruzioni"
“Le scelte del Governo Meloni su peggioramento Codice Appalti e blocco delle cessioni dei crediti, rischiano di danneggiare fortemente il settore delle costruzioni in Piemonte”: le parole di Massimo Cogliandro, Segretario Generale Fillea Cgil Piemonte e Torino, sono molto dure. "Con il blocco alla cessione dei crediti e dello sconto in fattura per i bonus edili, nel solo Piemonte nell’edilizia privata si rischia di perdere diverse centinaia (probabilmente qualche migliaio) di posti di lavoro e molte imprese chiuderanno".
Questa decisione del Governo, oltre a rappresentare un potenziale danno economico ad uno dei settori maggiormente trainanti per la nostra economia, "colpisce anche l’ambiente perché in questa fase, in cui risultano centrali i temi della transizione ecologica ed energetica, una misura come il Bonus 110% andava corretta, magari con limiti di reddito, ma non affossata", aggiunge Cogliandro. Per il Segretario Generale della Fillea Cgil, inoltre, “con il depotenziamento dell’obbligo di applicazione dei contratti edili e la liberalizzazione del subappalto, prevista nel nuovo codice degli appalti, si ridurranno tutele e sicurezza per chi ancora potrà lavorare con il settore pubblico, con più lavoro irregolare e meno sicurezza”.
Campana (Filca Cisl): "Segnale preoccupante"
Massimiliano Campana, segretario generale Filca Cisl Piemonte, ha invece dichiarato: “È preoccupante che dopo un periodo di ripresa si metta a rischio la tenuta del settore con migliaia di posti di lavoro che potrebbero essere persi anche in Piemonte. Ci risulta che imprese edili abbiano già richiesto la Cassa integrazione. Servono politiche di sviluppo dell’edilizia basate su misure stabili e strutturali, sulla qualificazione delle imprese, sulla formazione dei lavoratori e sulla prevenzione in materia di sicurezza”.