Estate, tempo di cambiare fragranza: è il momento di sceglierne una più fresca, luminosa e perché no, sensuale. Aggettivi che ben descrivono il profumo di gelsomino, tra le note floreali per eccellenza della bella stagione.
Un aroma complesso per un fiore che è sempre stato considerato “speciale”. Sui balconi e nelle siepi, creano una nuvola di piccoli fiori leggera ed elegante, ma oltre alla bellezza e all’aspetto sensoriale, sono preziosi per portare il verde “in verticale” negli spazi angusti, sono fondamentali per sostenere la biodiversità urbana e sono altrettanto utili per creare ombra.
Il gelsomino più comune ovvero il Jasminum officinale appartiene alla famiglia delle oleacee e può raggiungere anche i 4 metri di altezza. I fiori sono composti solitamente da 5 petali (ma ci sono anche da 4) e possono avere diversi colori, il più conosciuto è il bianco, ma ce ne sono anche gialli e rosa chiaro.
Originario dell’Oriente e del Medio Oriente, il gelsomino è sempre stato usato per il suo potere curativo e calmante, ma anche come afrodisiaco, proprio perché molto avvolgente e sensuale. Non a caso nei Paesi Arabi è usato durante i matrimoni a simboleggiare “l’amore divino”, e anche in Italia è un portafortuna per i futuri sposi.
Definito da molti come un fiore dall’aroma paradisiaco, nelle culture ed epoche passate la sua pianta era usata anche per tenere lontano gli spiriti maligni.
Linguaggio dei fiori
Il gelsomino ha un ruolo importante pure nel linguaggio dei fiori. Il gelsomino bianco esprime il sentimento dell’amabilità e del candore d’animo, il gelsomino giallo augurio di felicità e rappresenta l’eleganza e la grazia, il gelsomino notturno rappresenta la timidezza, il gelsomino rosso, rara specie originaria dell’India, rappresenta il desiderio.
Proprietà e benefici
L’olio di gelsomino ha numerose proprietà e viene utilizzato in aromaterapia per contrastare gli stati depressivi ed ansiosi. Non solo: viene considerato un alleato delle donne per il sollievo dai dolori mestruali, mentre in erboristeria i fiori di gelsomino vengono utilizzati per la produzione di saponi e creme anti rughe.
L’olio essenziale possiede altresì virtù antisettiche e antibatteriche. Qualche goccia aggiunta ad una crema qualsiasi può apportare benefici in caso di brufoli. Ha proprietà cicatrizzanti, si può utilizzare per i segni lasciati dai brufoli e dall’acne, per la cura delle ferite e anche per le smagliature.
La leggenda del gelsomino
Una leggenda di origine araba racconta che un giorno la madre di tutte le stelle, Kitza, stava preparando nel suo palazzo di nuvole gli abiti d’oro per i suoi figli, quando giunse un gruppo di stelline, che si lagnavano delle loro vesti: una era troppo larga, un’altra non splendeva abbastanza, una non aveva gemme... Strepitavano, confondendo la povera madre.
Kitza le pregava di non fare chiasso e di farla lavorare, perché le altre sorelle erano nude e potevano ammalarsi. Ma le stelle capricciose non le davano retta e continuavano a protestare. Finché passò da quelle parti il re degli spazi Micar che, udendo quel chiasso, entrò nel palazzo e chiese cosa stesse succedendo. Le stelle, spaventate, diventarono subito docili, ma non poterono nascondere la verità. Allora Micar, sdegnato, le cacciò dal firmamento. Strappò loro gli abiti d’oro e le scagliò come ciottoli nel fango della Terra.
La madre cadde in un inconsolabile dolore, temeva che gli uomini avrebbero calpestato ed umiliato le sue stelle.
La Signora dei giardini Bersto provò pietà per la povera madre e decise di aiutarla. Quindi le tolse dal fango e le trasformò in fiorellini profumatissimi. Così nacquero i gelsomini, le stelline della terra.
Altre storie e leggende
Il primo a coltivare il gelsomino in Italia fu Cosimo I de Medici, che però ne proibì la diffusione fuori dai giardini granducali. Secondo una leggenda, un giovane giardiniere rubò una pianta e la regalò alla sua fidanzata, che la mise in terra e la accudì con tanto amore. La pianta crebbe e fece tanti fiori meravigliosi. I due fidanzati si sposarono e vissero felicemente.
La storia vuole che, dal quel rametto di gelsomino, trafugato dalla residenza dei Medici, nacquero quasi tutte le piante di gelsomino presenti in Italia. Da allora in Toscana la tradizione vuole che le spose aggiungano un rametto di gelsomino al bouquet di nozze, in memoria della fortuna della ragazza vissuta al tempo dei Medici e come segno di buona fortuna e prosperità.
Infine, un’ultima storia è quella di una giovane nomade araba di nome Jasmine, che si copriva il volto per proteggere la candida pelle dal sole. Un giorno, arrivò un principe da un ricco paese lontano e la chiese in sposa. Il padre della giovane acconsentì ed arrivarono schiavi e servi per scortarla all’harem. Anche nel palazzo più bello del mondo, Jasmine sapeva che non poteva vivere rinchiusa e mostrò il suo dolce viso al sole. Il sole rimase abbagliato dalla sua bellezza ed esaudì il suo desiderio, trasformandola in un gelsomino, che nasce libero nei luoghi più luminosi del mondo.
Simbologia del Gelsomino
Il gelsomino è citato dagli egizi dall’inizio del I millennio a.C.. Era impiegato per profumare l’acqua del bagno e le statue degli dèi. A quel tempo era già utilizzato in Cina per aromatizzare il tè nero, la varietà della bevanda riservata agli imperatori.
In India è conosciuto dall’era vedica, ma la sua coltivazione si sviluppò intorno alla città di Madurai dal V secolo a.C.. Senza dubbio è grazie alla sua fragranza che il gelsomino è stato associato a Kâma, l’equivalente indù del nostro Eros. La leggenda narra che le punte delle sue frecce siano costituite da cinque fiori profumati, con il gelsomino che simboleggia l’amore languido. Elogiato dai poeti sanscriti, è sinonimo di candore perfetto, tanto da dare origine all’espressione “bianco come il gelsomino”.
All’inizio dell’era cristiana, il gelsomino divenne una fragranza pregiata destinata ai nobili cinesi durante la dinastia Tang. A poco a poco occuperà un posto d’onore nei profumi di Baghdad, tanto da ritrovarlo in numerose occasioni nelle formule di incenso compilate da Al Kindi. Fu in questo periodo, intorno al primo millennio, che prese il nome che conosciamo, dal persiano Yasameen. Fino ad allora gli indiani gli davano diversi appellativi a seconda della varietà: Malliki, Mogra, Jai, Tagar, Moti, Kund, Chameli, Juhi.
In Europa è associato alla Vergine Maria, perché inizia a crescere a maggio, mese a lei dedicato. Si trova quindi frequentemente in molte scene cristiane del Rinascimento, tessuto in ghirlande o raccolto in mazzi di fiori nelle mani di Cristo o di sua Madre. Sebbene fosse coltivato in Andalusia già nel XII secolo, solo nel XVI secolo trovò davvero il suo posto nella cultura occidentale. Nel 1548 risulta essere coltivato diffusamente nei giardini di Londra. Infine, nel XVII secolo, i maestri guantai di Grasse lo utilizzarono per profumare i guanti, un gesto innovativo che trasformò la città dei conciatori nella capitale mondiale del profumo.
Profumo al gelsomino, il fiore dalla doppia anima
Con quasi 200 diverse varietà e fino a 259 molecole che compongono la sua fragranza, il gelsomino è un fiore prolifico. La Regina della Notte è innegabilmente un fiore bianco, dal profumo mielato, fruttato e vivace, al centro dei bouquet di boccioli candidi che hanno reso grande la profumeria. E questo non è un fatto recente, perché il gelsomino è senza dubbio la prima pianta coltivata per il suo aroma.
La nota di gelsomino rimanda sia alle calde atmosfere soleggiate del Mediterraneo, in particolare alla Costa Azzurra, sia alle più conturbanti ambientazioni indiane e mediorientali. Una doppia ispirazione che cambia a seconda della tipologia di fiore utilizzata all’interno delle fragranze stesse: la qualità di Grasse, quindi della Costa Azzurra, è in realtà originaria del Nord dell’India, fu portata in Francia nel 1560 e oggi è destinata all’estratto di Chanel N°5, essenza particolarmente delicata ed equilibrata, come una cascata di fiorellini bianchi candidi dall’aroma pulito. Sensualità assicurata.