La storia dello Smemorato di Collegno raccontata in 12 puntate, una per ogni mese del 2026. Il progetto è stato realizzato dal fotografo Michele D’Ottavio, con la collaborazione de Il Margine e il sostegno di Sanitalia. Obiettivo è ricordare il celebre caso giudiziario in occasione del suo centenario.
Attraverso 12 immagini ibride, ricavate dalla documentazione fotografica custodita presso il Centro di Documentazione sulla Psichiatria dell’ASL TO3, scorrono i 12 mesi che raccontano in estrema sintesi la storia.
“Non sono immagini storiche ideate con la mia nuova macchina fotografica con cui sono tornato indietro nel tempo - spiega D’Ottavio - Le immagini non sono ricreate artificialmente ma vogliono restituire il volto del vero Smemorato”.
La storia
La vicenda, diventata un caso nazionale ed internazionale, ha appassionato l’opinione pubblica e ha reso Collegno famosa in tutto il mondo. Tra il 1926 e il 1931, due famiglie si contendono un misterioso individuo: entrambe sono sicure di riconoscere in lui il proprio congiunto scomparso. Chi è veramente lo Smemorato di Collegno? Il professor Giulio Canella o il tipografo Mario Bruneri? “Una storia già raccontata, ma in questo modo si invita ad andare a esplorarla in maniera più approfondita. Le ho pensato come se fossero delle puntate di una serie che fanno il riepilogo della storia” aggiunge il fotografo. “Per tutti è un po’ normale prendere una posizione, se è Canella o Bruneri. Secondo me con questo progetto c’è un elemento che permette di riaprire il caso, secondo me non è né Bruneri, né Canella”.
La salute mentale oggi
Al progetto ha collaborato anche la cooperativa il Margine che si occupa delle serre dell’ex Manicomio: “Per noi partecipare è un modo per raccontare la continuazione del percorso che ha trasformato le serre dell’ospedale psichiatrico, luogo di segregazione, nell’Orto che cura, luogo d’inclusione ed emancipazione. Come cooperativa abbiamo in comune con la vicenda dello Smemorato due parole: identità e memoria. Un uomo alla ricerca della sua identità ricostruisce il passato e anche il futuro, noi allo stesso modo lavoriamo con le fragilità che il Manicomio di Collegno ha restituito al territorio, senza dimenticarci il passato ma con una prospettiva aperta al futuro”.
“In questo momento l’emergenza maggiore la salute mentale è un tema importante perché sempre di più tocca il pubblico molto giovane, il disagio giovanile è un tema caldo. Ci stiamo occupando di un progetto con i territorio di Settimo e Chivasso, la disabilità non di meno, perché c’è un discorso legato al welfare in generale che non rende semplice la valutazione del lavoro nel suo complesso”.
















