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Economia e lavoro | 22 dicembre 2022, 06:12

Le piccole e medie non festeggiano il Natale: per ora tiene l'export, ma il 2023 sarà duro

Cellino: “Ci servono strumenti per essere competitivi, non l’elemosina”. Il prossimo semestre porta per ora solo incertezze e timori: calano tutti i parametri economici

operaio in catena di montaggio

Peggiorano le previsioni per il 2023 nel mondo delle piccole e medie imprese

Piccole, medie e con poco ottimismo. Non è un anno positivo, quello che va a concludersi per le pmi torinesi, ma il 2023 potrebbe anche essere peggio. Lo dice l'indagine congiunturale di Api Torino, che alle difficoltà del momento abbina anche le incertezze per il futuro. “Siamo di fronte a una situazione volatile, incerta, complicata e ambigua – dice Fabrizio Cellino, presidente dell’associazione datoriale -. Si tratta di un panorama a dir poco straordinario, che anticipa ad un futuro complesso da decifrare e, soprattutto, da affrontare. Mai come oggi dobbiamo fare fronte comune per rispondere ad una serie di fattori negativi che possono mettere davvero a rischio la tenuta di moltissime imprese. Le emergenze da affrontare sono energia, cuneo fiscale, burocrazia. Certo, la Manovra del governo dà alcune risposte (ancora da verificare, però), ma occorre una risposta corale, di territorio e di Paese”. Ma il principio di fondo, secondo Cellino, è chiaro: "Non chiediamo nessuna elemosina, ma da imprenditori vogliamo essere messi nelle condizioni che ci consentono di esercitare tutto il nostro potenziale competitivo troppe volte ancora mortificato”.

Le previsioni sul futuro

Le previsioni per il primo semestre 2023 mostrano ancora forte preoccupazione da parte degli imprenditori a causa delle continue difficoltà e incertezze, non solo locali. Il saldo ottimisti-pessimisti resta negativo e in generale si prevedono diminuzioni sia per la produzione (-6,8%) che per gli ordini (-4,9%) e per il fatturato (-4,1%).

Aumenterà la cassa integrazione: un +4,3% che porterà il tasso al 15,6%, mentre sul fronte del lavoro le imprese prevedono una sensibile contrazione dei livelli occupazionali.

Come chiude il 2022 

Quella che lascia il 2022, invece, è un'eredità ancora positiva, ma in lenta e costante frenata. Il saldo produzione si attesta a quota +10,7% (in calo di 10,1 punti percentuali), gli ordini a +9,4% (in calo di 10,1 punti percentuali), il fatturato a +16,1% (in calo di 3,3 punti percentuali). A garantire la tenuta generale degli indicatori è soprattutto il buon andamento segnato in questi ultimi mesi dalle imprese esportatrici, che rappresentano il 46,9% del campione intervistato.

Anche gli ordini soffrono: nel 46% dei casi gli ordini non superano i 30 giorni (contro il precedente 37,6% di giugno 2022). Stabili gli investimenti: di poco superiori al 60% del campione, nel 31% dei casi si tratta di investimenti economicamente rilevanti. Tuttavia, le previsioni per il prossimo Semestre portano ad una flessione degli investimenti al 51,6%.

Massimiliano Sciullo

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