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Ultim'ora | 03 settembre 2025, 16:36

Dubbi su Europa (Francia) e Stati Uniti (Fed): la nuova geografia dei mercati finanziari

Dubbi su Europa (Francia) e Stati Uniti (Fed): la nuova geografia dei mercati finanziari

(Adnkronos) - La stabilità politica è il fattore che più di qualunque altro sposta gli equilibri sui mercati finanziari. Gli investitori si muovono cercando certezze e si cautelano dove percepiscono i rischi. In questa fase, in particolare, ci sono movimenti evidenti in questo senso. I paesi emergenti offrono più garanzie, mentre i dubbi si addensano sull'Europa, dove il caso Francia rischia di deflagrare, e anche sugli Stati Uniti, dove l'accerchiamento di Donald Trump alla Fed è percepito chiaramente come un elemento di destabilizzazione. Gli analisti sono piuttosto concordi nel delineare quella che può diventare nuova geografia dei mercati finanziari.  

"I mercati emergenti sono stati a lungo considerati vulnerabili ai rischi specifici dei singoli paesi. Oggi, tuttavia, stanno dimostrando una maggiore disciplina macroeconomica e una maggiore resilienza, soprattutto in un contesto in cui i mercati sviluppati devono affrontare crescenti pressioni fiscali e un rallentamento della crescita", osserva Ygal Sebban, Investment Director, Azionario Mercati Emergenti di GAM. Si prevede, aggiunge, che "entro il 2035 i mercati emergenti contribuiranno per circa il 65% alla crescita economica globale e che nove di essi figureranno tra le 20 maggiori economie mondiali. La loro salute fiscale è notevolmente più solida, con un rapporto medio tra debito pubblico e PIL appena superiore al 60%, rispetto a oltre il 100% dei mercati sviluppati". Questo cambiamento, conclude, "evidenzia il crescente appeal dei mercati emergenti". 

Guarda agli Stati Uniti Alessio Garzone, Portfolio manager Gamma Capital Markets. "Il vero appuntamento da seguire non è il Job Report del 5 settembre, ma la revisione delle buste paga del Bureau of Labour Statistics attesa il 9 settembre. Questa revisione può introdurre correzioni rilevanti ai dati sull’occupazione, cambiando radicalmente la lettura del mercato del lavoro. Se emergesse una debolezza significativa, la Fed potrebbe essere spinta non a un taglio standard di 25 punti base, ma a un 'jumbo cut' da 50 punti". Le conseguenze? "Nell’immediato i mercati reagirebbero con entusiasmo, ma una mossa così ampia verrebbe presto interpretata come segnale di fragilità economica, con il rischio di passare dall’euforia ai timori di stagnazione e inflazione insieme". Non solo. "I rendimenti a lungo termine che restano elevati non riflettono solo la traiettoria dei tassi, ma anche i dubbi sulla sostenibilità del debito americano e sulla credibilità istituzionale. Un mix che rende più complesso lo scenario per gli asset rischiosi". 

E l'Europa? Pesa, evidentemente, il caso Francia. "Il primo ministro Bayrou ha chiesto un voto di fiducia sul bilancio, una mossa che con ogni probabilità determinerà la caduta della sua coalizione. Non sono attese elezioni anticipate: è più probabile la nomina di un nuovo Primo Ministro, chiamato a costruire una legge di bilancio sulla base di intese con le diverse forze politiche. Al momento, nuove elezioni presidenziali appaiono escluse e il Rassemblement National non sembra in grado di assumere il potere", premette il Global Credit Team di Algebris Investments, società di gestione del risparmio globale. 

I mercati, si osserva, "tornano a concentrarsi sulle prospettive fiscali della Francia. La traiettoria delle finanze pubbliche è in deterioramento: il rapporto debito/PIL, già elevato al 115%, è destinato a crescere ulteriormente nei prossimi anni. Ridurre il deficit dal 5,4% del PIL previsto per quest’anno al 4,6% nel 2025 sarà estremamente difficile. L’obiettivo fissato da Bayrou si è rivelato poco realistico e ora il deficit sembra destinato ad attestarsi più vicino al 5,5–6% entro il 2026. In assenza di misure di consolidamento, il rischio di declassamenti del rating è concreto: le agenzie sono pronte a pubblicare le loro revisioni subito dopo il voto di fiducia". La conclusione: "Molto dipenderà dalla capacità dei mercati di assorbire il progressivo deterioramento fiscale della Francia. Per ora, un tracollo appare improbabile: lo scenario più plausibile resta la prosecuzione di una lenta erosione della posizione fiscale". 

Resta più positivo, sia guardando all'Europa sia guardando agli Stati Uniti, Alberto Tocchio, head of Global Equity and Thematics di Kairos Partners SGR. Agosto, osserva, "doveva essere il mese della pausa estiva, eppure sotto la calma apparente dei mercati si è mossa una vera e propria riorganizzazione dei portafogli, alimentata da notizie e colpi di scena che potrebbero essere il preludio di quello che ci attende nelle prossime settimane". È stato un mese "sorprendente per il mercato azionario, con gli Stati Uniti ancora una volta protagonisti: l’S&P 500 ha superato quota 6.500 punti, segnando un rialzo del 30% dai minimi di aprile, mentre l’Europa, nonostante tensioni interne, la mancanza di progressi sull’Ucraina e una crisi politica ed economica in Francia arrivata prima del previsto, ha dimostrato una notevole resilienza". 

Il tema di fondo, facendo una sintesi, è capire quanto possa durare la resilienza e quanto, al contrario, possano aggravarsi i rischi che ci sono. (Di Fabio Insenga)  

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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